giovedì, gennaio 4

27 dicembre, pick and pay guesthouse

Sveglia alle 8.30. Niente te, non c'è corrente. Ha piovuto e il secchio in metallo per la mia doccia, messo proprio lì, si è riempito. approfitto e  festeggio con un  cacatone. Questo bagno con la luce del giorno è ancora peggio, E' una latrina con pozzo nero, solo che è in una struttura di cemento. La tazza è scollegata dal muro ed in una base di cemento. Non è bianca, tende al giallo, striata, con colori che sanno di lunghi  tempi e di tanti trascorsi. faccio la doccia e lavo capelli con poco più di mezzo secchio. Oggi vorrei procurarmi una sim e un dentifricio, sistemare i sandali, che si stanno scollando,  e vedere l'albero di livingstone. Se resto , cercare un altro hotel. subito fuori dalla gh trovo il ragazzo dello zimbawe che gioca a dama, si ffre di sistemarmi i sandali sconsigliando la colla e mi dice che quella che ho davanti sotto l'albero:
1 panchina ad elle (ottenuta inchiodando un asse e relativo piede alla panchina standard )
2 sgabelli
1 dama superconsumata su struttura in legno apparentemente precaria.
E' la sua scuola di dama e quelli sono i suoi studenti.
Vado in centro e riesco a fare tutto, mi aiuta Jume. Jumè è un ragazzo della zona, tecnico,  padre d 3 bambine. Lo incrocio in bicicletta e si offre di guidarmi. Passiamo vicino a casa sua e imparo i saluti base, scopro che le cataste di mattoni rossi che vedo spesso non sono forni per il pane, ma servono a cuocere i mattoni stessi, e anche che la terra è divisa per famiglie, si coltiva prevalentemente mais e riso nella stagione umida , manioca nell'altra.
Arriviamo al muro restante, ed evidentemente restaurato, della prima moschea del malawi e poi andiamo all'albero sotto cui accampò  Livingstone.
Le città principali sulla costa ovest del lago Malawi hanno un passato decisamente infausto, erano porti da cui i mercanti arabi di schiavi organizzavano le spedizioni degli stessi verso la sponda est del lago e da lì verso i porti sull'Oceano. Nkotakota è una di queste. Le tribù locali consegnavano gli schiavi ai mercanti arabi che poi li vendevano o ai portoghesi per le piantagioni in Mozambico o Brasile, o da Zanzibar finivano in mano ai francesi , o li mandavano in India, poveracci. Quando Livingstone venne da queste parti (ho visto l'albero sotto cui si accampava) trovò un gran numero di corpi in putrefazione. Erano gli schiavi ritenuti non in grado di marciare fino all'Oceano o di non poter tenere il passo, o morti durante l'attesa. Oltretutto, siccome ai mercanti servivano le catene, e le catene erano legate al collo, soprattutto lungo la strada verso l'Oceano indiano o quando gli strumenti erano pochi, gli tagliavano la testa e recuperavano la catena.
Livingstone e i missionari scozzesi hanno provato più volte a convincere il potente mercante di nkotakota, salim-bin-abdullah (jumbe, nei libri di storia). Maps me riporta un albero dove venne firmato un patto per la fine del traffico di schiavi, ma non sono riuscito ad andare. Diciamo che almeno da queste parti i bianchi hanno aiutato ad abolire la schiavitù, più che esserne la causa. E pare che i missionari scozzesi non fomentassero un colonialismo tanto truce come altrove. La guida sottolinea che più sfruttamento sistematico, quella scozzese pare fosse collaborazione economica e tecnologica.La fine del traffico di schiavi è arrivata quando gli inglesi sono intervenuti (loro sì con metodi coloniali standard -militarizzazione,tasse,lavori forzati,etc).
Subito dopo vediamo un'altra moschea. E' chiusa, ma u signore riesce a farmi entrare da una finestra. Gli faccio notare che il mihrab è molto grande e che in altre parti del mondo sono più piccoli e lui mi mostra la porta in legno originale (verniciata in azzurro chiaro)della 1' moschea. Divide laparte maschile da quella femminile. Riesco a sbrigare tutte le commissioni aiutato da juje e incontriamo il padre, che mi invita per un tè. La casa è molto semplice, senza intonaco (come praticamente tutte), ma con un grande stereo. Ci sono 2 divani in legno e cuscino e 2 tavolini bassi. La figlia per parlarmi si mette in ginocchio, è imbarazzante per me, ma qui si usa cosi. Beviamo il te e mangiamo un pane dolce, morbido.
Da li torno alla guesthouse. Il padrone sostiene che il check out è alle 8. Gli dico che non mi ha detto niente e che sono arrivato tardi, mi dice che va bene. Raccolgo  le mie cose ed esco.
Trovo il maestro di dama, mi dà i sandali, però non può giocare e mi affida ad un suo studente di 10/12 anni. Sistemiamo i tappi in metallo sul campo di gioco. Resta un pò di colore chiaro nelle caselle  dove non si gioca , nelle altre il legno è completamente consumato, addirittura ci sono avvallamenti e cambi di colore del legno!!
Nella dama locale si mangia anche all'indietro e il damone (king) può fare quanti passi vuole, e dopo che mangia può anche cambiare direzione. Su quella scacchiera ultraconsumata me ne ha date veramente tante, anche quando gli ho insegnato le regole di quella italiana, me ne ha date un sacco. Sul 5 a 1 ho pensato che fossero abbastanza, me lo ha chiesto anche lui "enough?".Cambio hotel usando un bici taxi e poi con juje facciamo una passeggiata, praticamente percorriamo la pista di atterragiio dell'aereoporto!!ora pare in disuso. Il gps conferma, siamo in quello segnalato come aereoporto!! Passeggiando sull pista
Tornato in hotel sistemo una tasca dei pantaloni e vado a mangiare di fronte alla pensione: riso e pesce locale. Tornato in hotel scrivo a lungo, mi portano pure un banchetto.


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