sabato, agosto 5

13 marzo Axum Africa hotel
Colazione in un postaccio a fianco dell'hotel. La colazione locale prevede salsa di pomodoro, un po di piccante, cipolla cruda e uovo all'occhio di bue con pane. Per gli amanti del dolce , invece, pane e miele. Il pezzo forte della città è il parco delle stele. Prima che i regnanti si dessero al culto cristiano le tombe erano formate da ambienti sotterranei con varie camere sovrastate dalle note steli. Le steli hanno scolpito una porta alla base e tante finestre quante sono le camere della tomba a dare senso di altezza alla stele. Vediamo anche la stele che era stata trafugata dall'italia durante il colonialismo e compriamo una spilletta che celebra l'amicizia tra italia ed etiopia nata in occasione della restituzione della stessa. Nel parco ce ne sono varie, alcune tenute in piedi da cavi e contrappesi. La più imponente è caduta e se ne vedono i pezzi (e chi li sposta??!??!). Ci sono anche alcune piccole steli non scolpite (non solo i regnati si facevano la tomba con stele). Notevole che in cima alle steli spesso c'era una sorta di stemma che però non ha retto la prova del tempo.
La visita prosegue nella zona orientale della città. Visitiamo il bagno della regina di saba (una cisterna in realtà posteriore alla mitica regnante di memoria biblica), una stele molto interessante con inciso in 3 alfabeti (geez,amarico e greco) un atto pubblico (non ricordo di preciso il soggetto) e ancora oltre la tomba di re Kaleb. Sulla strada incontriamo degli studenti che cercano di vendere artigianato: prima abram e, dopo la visita della tomba, birzag. La tomba di kaleb ha una bella posizione panoramica. Il re è ricordato per le sue campagne militari volte a espandere la fede cristiana nell'area del Corno d'Africa, del Sudan e del sud dell'Arabia. Venerato come santo dalla Chiesa ortodossa etiope, Chiese ortodosse orientali e Chiesa cattolica, è stato il fondatore del Monastero di Debre Damo. Fuori dal monumento funerario (senza stele, essendo re cristiano) abbiamo una accesa trattativa coi rivenditori di souvenirs e riusciamo ad accodarci ad un tedewsco con autista. Con lui andremo verso i monti simien con un mezzo privato, in questo modo risparmiamo un sacco di tempo (nonchè una levataccia per prendere il bus).
Tornando verso l'hotel notiamo i troni in pietra su cui venivano incoronati i sovrani di etiopia (ovviamente in prossimità di chiese) e dopo aver mangiato una banana torniamo in hotel. In hotel cambio tutto il contante che mi è rimasto (e finchè non torna il ragazzino giro nervosamente per la stanza da letto). Ottenuto il contante andiamo al ristorante antika. E' una scelta felice. Non tanto per il menù (ovviamente vegetariano, dato il periodo di digiuno), quanto per le danze che si svolgono sul palcoscenico all'interno del locale. Hanno abiti molto colorati, le donna hanno gonne lunghe e acconciature complesse. I balli di coppia sono praticamente senza contatto. Le coppie di ballerini stanno di fronte appaiati o uno di fianco all'altro uomini da una parte e donne dall'altra. Più che le gambe i balli vedono un movimento delle spalle e della parte superiore del corpo. Uno dei ballerini si agita velocissimo! Alla fine dello spettacolo i ballerini scendono tra il pubblico e invitano a ballare dei commensali. Usciti ci godiamo la luna piena in una città che pare abbastanza pulita e sicura. Di sicuro lo status di città turistica incide, ma noto strade tutto sommato asfaltate bene, marciapiedi lastricati e una offerta turistica a vari livelli. Tornati in hotel riincontriamo birzaf, una studentessa incontrata nel pomeriggio. Ci ha portato dei regalini. Siamo molto stupiti e contenti di vederla e ci intratteniamo un pò a parlare con lei. Nell'hotel ,largamente utilizzato da occidentali in transito, c'è anche un gruppo di avventure nel mondo. Facciamo 4 chiacchiere anche con una ragazza di cuneo poi si va a dormire.

14 marzo africa hotel Axum

Sveglia tutto sommato non traumatica, colazione con sugo piccantino in un postaccio vicino all'hotel. Riincontriamo abram, il ragazzo conosciuto il giorno prima nei pressi della stele e mentre parliamo conm lui dei ragazzini si propongono di pulirci le scarpe (anche se abbiamo de sandali). Subito dopo ci troviamo con chi ci darà un supposto oneroso passaggio verso il campo base dei monti simien. La strada verso la città di debark è ben nota per la sua spettacolarità. C'è chi definisce questa zona come caos geologico. La strada in effetti non tradirà affatto le aspettative facendosi via via più spettacolare. Il paesaggio , inizialmente pianeggiate, ha ampie zone coltivate. Dopo che la strada volge verso sud il paesaggio si fa via via più secco e da pietroso, con l'innalzarsi della terra passa da pietroso a roccioso. La vista spazia per vari km su una terra molto irregolare e dai colori chiari. é punteggiata di arbusti ed alberelli
10 marzo wukro , lwan hotel

Sveglia 6.50 per fare colazione, qui la servono solo dalla 1 alle 2 am(dalle 6 alle 7 am). La richiesta di colazione suscita grande panico tra gli addetti del ristorante. Dopo aver fatto colazione mentre cerco di spostare delle foto cancello tutte le foto fatte fino ad ora più qualche foto che stava nella scheda (tra l'altro non mia). La giornata di oggi prevede la visita alla moschea do Nagash. La presenza dei musulmani in Etiopia risale al 615, relativamente alla storia dell'islam stiamo ancora parlando di preistoria. Dopo la fondazione della nuova religione predicata dal profeta Maometto, un piccolo gruppo di musulmani tra cui alcuni familiari del profeta fu indotto da Maometto a rifugiarsi in Etiopia , dopo aver chiesto un rifugio sicuro al regnante cristiano locale. Attraversando la moderna Eritrea, per sfuggire - con quella che viene chiamata Piccola Egira - alle ostilità dei Quraysh a Mecca il piccolo gruppo si è stanziato a Nagash. Nel corano si fa cenno a questo gruppo di rifugiati e alla relativa amicizia con gli etiopi, e forse anche per quello la zona non è stata mai completamente islamizzata. La moschea che si vede ora in città non è quella originale costruita dai rifugiati. Ci sono al momento importanti lavori per ingrandire l'area con biblioteche e centri studi finanziati dai turchi. Per raggiungere ciò che resta della attuale ci avvaliamo della assistenza di idriss che sta studiando proprio questo. Ci fa vedere quel che resta della moschea: parte dei muri, la base del minareto (molto basso anche quando era in piedi), ciò che degli insediamenti limitatissimi(base di muri a secco) e una zona subito fuori dalla moschea dove i capostipiti solevano sedere e pregare. Noto una "tecnologia" che vedrò anche altrove sulle pendici dei colli; vasche rettangolari profonde circa 1 metro e mezzo. Idriss ci dice che servono a raccogliere acqua durante la stagione delle piogge per usarla nei campi. In zona idriss mi fa vedere anche la targa in pietra che segna il passo nagash con l'indicazione XIV E.F., un'indicazione lasciata dagli italiani, che hanno sviluppato parte delle (poche) strade che percorrono il paese. Tornati in città visitiamo il museo di Wukro. All'interno un gruppo di archeologi tedeschi ha isolato un altare e vari suppellettili trovati in un sito pre-axumita alle porte di wukro. Nel pomeriggio sfidiamo la sorte e la tempistica africana provando a fare le mitiche " 2 cose nello stesso giorno". L'attesa del pullman si rivela veramente estenuante. Tra caldo e persone che cambiano idea partiamo ormai alle 4 passate in un pulmino la cui promiscuità è simile a quella di un formicaio. Il bigliettaio (che si chiama aiutante) è un ragazzino che si infila tra i corpi con la naturalezza con cui la tinca si 
insinua le erbe del fondo del fiume. Avrà 16 anni, una camicia a quadri e capelli crespi. Arriviamo alla località dove si trova la celebre chiesa di abraha we atsbeha. Il posto è molto bello, La roccia rossa stratificata fa da cornice all'entrata della chiesa. All'entrata un monaco ci mostra un foglio con scritto che il prezzo di ingresso è aumentato. Ne segue una contrattazione senza risposte. Non c'è nulla da fare, il prezzo è quello. In effetti , dietro il pesante portone, la chiesa offre dei begli affreschi. http://www.traveladventures.org/contine ... hurch.html). La parte divertente di oggi consiste nel ritorno. Ci troviamo bloccati in questo paesino che pare dimenticato alla base della bella rioccia stratiforme. Il buio sta per scendere e sappiamo che scenderà veloce e fra poco sarà decisamente buio. I 15 km per arrivare in città ci paiono troppi e alla fine convinciamo l'autista del bus a portarci. Un intero bus da 25 sedili (con quelli in piedi , a pieno carico, saranno più di 70 :lol: ).
Arrivati in città optiamo per un bel ristorante dove ordino della capra.

11 marzo wukro, dongolo park hotel

sveglia 6.30. Colazione con bombolino e macchiato (ci sono vari elementi della cultura locale del tigrai che hanno nomi italiani) all'hotel ethiopia. Da lì si va verso la stazione dei bus. Durante la strada verso la stazione un ragazzino si è infilato nel tuc tuc e ci ha bellamente scroccato un passaggio. L'idea è andare ad Hawzen. Da lì si può arrivare alla zona di gheralta sulla cui scarpata ci sono varie chiese rupestri. Alcune sono di difficilissimo accesso, alcuni turisti sono anche morti cercando di accedervi e i feriti gravi più recenti non vanno oltre i 6 mesi fa. Noi abbiamo optato per una chiesa dall'accesso non eccessivamente impegnativo, ma che comunque richiede la scalata di una rupe abbastanza scoscesa. Una volta raggiunto hawzen, siamo stati oggetto della corte abbastanza insistente e non richiesta delle guide locali e di una richiesta esosa da parte di un tuc tuc driver. Siamo riusciti a liberarci delle attenzioni non richieste prendendo un altro bus. Nel vicino villaggio di Megab. Il fatto che ci sia il mercato rende i trasporti molto più frequenti e a volte fa comodo che ci sia il mercato, anche se si è poco interessati allo stesso. In questo caso è stato proprio così. Il mercato non è nulla di eccezionale, ma è molto colorato e le acconciature delle donne sono particolari. Lì parliamo con una guida della nostra età con un buon inglese, che però poi ci affida ad un ragazzino di forse 16 anni. Lui ci mostrerà la strada e ci terrà lontani i bambini aggressivi che infestano la strada che porta alla chiesa. Il nostro mezzo sarà il tuc tuc dello stesso che alla prima fermata aveva fatto una richiesta assolutamente fuori luogo; fortunatamente ha capito che se il prezzo non è ragionevole resta disoccupato e abbassa il prezzo di quasi il 60%. Sulla strada verso la chiesa di abuna abhram, ci fermiamo nel piccolo villaggio di dogum. Questo mercato è più interessante, ha la disordinata atmosfera di mercato di campagna. Seduti sulle proprie caviglie e davanti a teli stesi a terra i rivenditori aspettano, in ordine sparso, chi cerca i relativi servizi. Ci sono un paio di macchine da cucire, qualche scrivano, qualche rivenditore di abiti e dei diffussissimi sandali in plastica bicolore e una parte legata agli animali. Andando oltre arriviamo alla base della rupe. La guida non era assolutamente necessaria. 
L'ascesa, dicevo, si può fare anche senza guida . La strada per salire a tratti è ripida, ma facilmente individuabile. La roccia è multistrato e multicolore, viola,gialla,bianca,ocra e dalla chiesa(in cima alla rupe) si gode di una bella vista sull'altopiano assolato. La chiesa non è bella come quella vista arrivando da wukro, ma è comunque interessante. Vi si accede attraverso 2 pesanti porte che danno luce all'ambiente interno. Colonne a forma di croce sostengono una sala alta e affrescata (purtroppo i dipinti non sono in buono stato). La vista del sancta sanctorum è occultata da un tessuto pesante e broccato. Tutto intorno alla piccola chiesa c'è un tunnel, anch'esso scavato nella viva pietra. Ad una estremità c'è un piccolo ambiente circolare con delle incisioni. Rappresentano delle croci e delle figure umane. Pare che nei giorni di maggiore afflusso si riempia la chiesa,il tunnel,lo spazio antistante e, alla base della rupe, ci siano anche fedeli che l'età tiene fermi ad altezze inferiori. Lungo la scalata e la discesa è noto come ci siano gradini scavati nella roccia morbida dai passi dei visitatori della chiesa. Scendendo notiamo altre chiese sull'altro versante della scarpata. La guida ci dice che il prete di quella chiesa non è contento di ricevere visite e quella chiesa, quindi, è inaccessibile.

l prete della chiesa che visitiamo noi, invece, non pè di questo avviso, anzi! durante la discesa, candidamente, ci chiede dell'altro denaro. Nella zona ci sono uccelli molto coorati, in particolare ne vedo uno dai colori molto accesi. Blu sul dorso e rosso nella parte finale delle ali. Arrivati a valle i terribili ragazzini si sono rivelati per nulla aggressivi. Pare che il governo stia lavorando molto nelle scuole per evitare che questa aggressività riemerga come nei decenni passati. Si legge nei resoconti di lanci di pietre e altre delicatezze simili. Ad ogni modo, scortati da qualche pecora dalla coda grssa e da 5 caprette arriviamo al tuc tuc col quale torniamo verso il pullman. L'ufficio delle guide non ci farà alcuna ricevuta, ma il tempo inizia ad essere poco e paghiamo senza la possibilità di recriminare troppo. La strada per adigrat attraversa delle zone rocciose di pietra chiara. Ci sono delle fenditure molto proofnde nella roccia e perfino sdai ponti non si riesce a vedere il punto più basso di questi canyon. Arrivati ad adigrat l'autista, come anche alla partenza prova a chiederci un prezzo gonfiato, ma con decisione gli ribadiamo che se vuole gli diamo quanto hanno pagato gli altri. Mangiamo in un ristorante decisamente bello, a forma di tucul. Mangiamo 2 njera e una sorta di spezzatino di vacca. L'hotel è pulito e con wi fi funzionante, ma il cesso non scarica e nel bel mezzo della notte mi tocca andare a chiamare il portiere, che con uno sturacessi dal manico molto lungo risolve la situazione.

12 marzo adigrat central guest house
La mattina si apre con una gita nella camera al piano di sotto, la doccia pare non voler funzionare. Per colazione mangio un succo di frutta molto denso di mango e papaja accompagnato ad un pane dolce. Mi ritrovo con la mia compagna di viaggio nei pressi della chiesa cattolica della città. Da lì andiamo a prendere il successivo mezzo per raggiungere un sito pre-axumita di yeha , situato poco prima di adwa. La strada per raggiungerlo è decisamente panoramica. Le montagne rocciose e rossicce sono erose in vetta dai venti. Si creano degli ampi tavolati (che si chiamano amba)all'apparenza del tutto pianeggianti. I versanti di questi sono scarpate molto ripide. Più a valle , dove la pendenza diventa meno proibitiva si vedono ampi terrazzamenti delimitati da muretti a secco e vasche di raccolta dell'acqua. Qui le case sono più solide, deve essere una zona battuta da forti venti. Le case sono di pietra e hanno tetto "piatto"; il tetto è di lamiera ondulata. La stessa è assicurata alle pareti da grossi sassi posti in corrispondenza dei muri. Arrivando a fondovalle la terra si fa di colore più chiaro. La spianata è solcata da un fiumiciattolo, con la portata di un rigagnolo, che scorre in fondo ad un profondo canyon. Tutta la zona è caratterizzata da una vegetazione molto rada. Arbusti, cactus, piante pioniere e qualche albero punteggiano i versanti e la piana che andiamo ad attraversare è ancor più arida e sassosa. Durante la discesa dò la mia macchina al bigliettaro per fare una foto per me (che sono impossibilitato a muovermi quasi sepolto da sacchi e bagagli vari) e gli altri passeggeri lo prendono un pò in giro :lol: . Dopo inticho si cominciano ad intravedere dei faraglioni dalla forma molto singolare. Ne avevo letto anche nei racconti di malaparte, che descrisse queste zone durante l'epoca imperiale. In effetti danno proprio nell'occhio per le strane forme tipo faraglioni, isaolati in mezzo alla spianata. Li avevano notati anche i preaxumiti e la scelta di un luogo sacro qui vicino sicuramente è stata influenzata dal fatto che è chiaramente riconoscibile anche da lunghe distanze. Scesi dal bus siamo circondati da ragazzini che letteramlmentte ci mettono le mani in tasca.

La strada verso il sito di yeha - https://it.wikipedia.org/wiki/Yeha - prevede una decina di km di strada sterrata. Veniamo corteggiati prima da un mezzo che va nella direzione opposta alla nostra, poi finalmente ne arriva uno che va nella nostra direzione. é strapieno. Siedo nel vano posteriore con un' altra ventina di persone. Siamo tutti ben compressi e ho un ginocchio ossuto nel fianco destro, ma so che il tragitto è breve e queste situazioni, onestamente, mi divertono. La strada dopo qualche curva ferma in un villaggio minuscolo, composto di poche case con tetto in lamiera. Ad aspettare il bus una decina di uomini anziani accovacciati, avvolti nei loro scialli bianchi e in compagnia dei fidati bastoni. Il sito stupisce per la precisione ed accuratezza del taglio della pietra. Il tempio si presenta come un quadrato aperto da un lato con i segni di un altare al centro. La struttura è stata cannibalizzata dai cattolici per costruire la cattedrale ( chiusa) che c'è lì a fianco e manca la parte superiore. Una struttura in cavi d'acciaio appoggiata sulle stesse mura ne protegge la parte superiore. la struttura non è affatto piccola. Scrocchiamo qualche informazione al gruppo di inglesi che ha un archeologo come guida. A fianco c'è un piccolo cimitero, la cattedrale di cui sopra e un minuscolo oratorio. Nel minuscolo oratorio ci sono dei reperti molto interessanti illustrati sempre dallo stesso archeologo. Spiccano delle pietre con iscrizioni e soprattutto dei manoscritti illustrati vecchi di 600 e 1000 anni (così riferisce il monaco). I manoscritti vengono conservati in custodie di pelle (parecchio impolverata). Sfogliandolo appaiono immagini sacre dai colori ben vividi. Rappresentano storie della vita della madonna e il padre,il figlio e lo spirito santo rappresentati come 3 anziani (il cristianesimo ortodosso etiope, a seguito dello scisma di nicea del 313dc si attesta su posizioni monofisite: rifiuta cioè la dottrina che vede padre figlio e spirito santo riuniti in una unica entità, per cui vedere questi 3 vecchi nelle chiese è cosa abbastanza consueta). Poco distante dal complesso religioso ci sono i resti del supposto palazzo abitato dal potente locale. I mattoni sepolti dal tempo dimostrano che qualcosa c'era, e la dimostrazione ancora più evidente sono le 6 colonne che facevano da ingresso al palazzo reale. Ci fa da guida un ragazzino con i capelli ricci schiacciati dal cesto di frutta che porta sulla testa. E' molto giovane e abbastanza minuto, ma parla un pò di inglese. Si guadagnerà una mancetta tenendo per noi i posti sul pullman che sta per partire. Sulla strada per axum ci fermiamo ad adua per una birretta. Il "centro storico" di Adua è stato letteralmente sventrato per fare posto alla strada asfaltata a due corsie che la attraversa. E' un vero peccato, pare che qui ci fossero edifici pre-coloniali ora persi per sempre. La strada per axum è breve, il nostro autista sarà un ragazzo giovane dalla risata facile. Arrivati ad axum , dopo aver trovato pieno l'hotel Kaleb finiamo all'hotel Africa (una istituzione locale tra i viaggiatori). Qui trovuiamo un cambio (mero) molto favorevole, offerte a 300$ per il tour in dancalia e altri servizi per viaggiatori. Cena presso un ristorante destinato a locali (ovviamente con menù da digiuno). Da notare che i commensali (anche le coppie ) non si siedono di fronte, ma uno a fianco dell'altro
8 marzo Abala, guesthouse di ETT 

Il paese è piccolo, ma , potenza della diffusione della telefonia mobile e della relativa tecnologia, riesco a trovare l'adattatore per la scheda sd che mi serve. Riprovo ad entrare nella chiesa locale con risultati deludenti. La chiesa è chiusa. E non solo non trovo il prete con la chiave, ma oltre ad un paio di ciechi che vi stazionano ed un paio di uccelli (in verità molto colorati in blu e molto belli)non porto a casa nessun risultato tangibile. Sulla strada ci fermiamo in un punto panoramico, davanti a noi inizia la depressione della Dancalia . Mangiamo a Repti, dove si aggiungono a noi dei ragazzi italiani, fotografi e film maker. Avanzando verso la zona del vulcano erta ale lasciamo la terra ocra scuro delle alture caratterizzata dalle amba (sorta di piattaforma in cima alle montagne formata dall'erosione della cima da parte del vento) per avanzare in una di colore più chiaro e dalla grana più fine. Incontriamo anche degli accampamenti di nomadi. La tenda pare un igloo, sono pelli di cammello su assi tondeggianti. Scendiamo ancora e lasciamo monti punteggiati di piante pioniere. Arrivati al piano la strada passa vicino alle cime di parecchi piccoli vulcani la cui caldera è facilmente visibile. Il materiale piroclastico inizia a divenire da episodico a parte importante del paesaggio. Enormi strisce di lava solcano la spianata di terra sempre più sterile e chiara. Lasciamo la strada per avvicinarci alla base del vulcano erta ale attraversando una distesa di roccia vulcanica nera ondulata. Passato questo ostacolo si procede su della sabbia per un pò. Siamo in compagnia della guida e andiamo a pagare i permessi ad un componente della tribù locale. Ci sono 43°. Passiamo anche per un villaggio. l'acqua arriva con le autobotti e la corrente arriva solo con pannelli solari. Queste popolazione, poverissime a vedersi, campano fondamentalmente di aiuti che lo stato elargisce in cambio della fedeltà in zona di confine e poi perchè la terra è veramente aridissima e sterile. Si vede qualche orto recintato, ma è evidentemente insufficiente anche per la piccola abitazione attorno cui ,sterilmente, verdeggia. Sappiamo che il cratere per cui erta ale è famoso è pieno di lava solida, per cui il famoso lago di lava non sarà visibile, per cui andremo a cercare un cratere secondario .Per percorrere i 12 km di pista ci vuole più di 1 ora. Il trekking inizia dopo aver mangiato e quando la temperatura inizia a scendere.La prima parte è più semplice. il fumo illuminato di rosso che esce dai crateri aggiunge parecchio fascino alla ascesa.Il problema sarà percorrere la 2 parte per avvicinarci al 2 cratere , da dove la lava fluisce. Il problema è che quando la lacva solidifica, solidifica all'esterno , mentre all'interno continua a fluire. Questo genera delle grotte dalle volte molto sottili che sotto il peso delle persone si sfondano. Purtroppo non ci si può avvicinare molto alla lava perchè il cratere è crollato, ma lo spettacolo della lava che fluisce è comunque impressionante.


9 marzo campo in cima a erta ale

Il risvegglio è un pò traumatico, la guida dorme ancora alle 5 e 2 americani vanno in giro con la torcia a cercarlo in giro per il campo. Il campo consta di dei muretti a secco a semicerchio alti circa 40 cm. L'alba è molto bella . Pian piano che il cielo si fa più chiaro i bagliori rossi che illuminano il fumo che esce dai vulcani perde di colore e si trasforma in semplice fumo. La discesa rivela colori insperati la sera prima. Si alterna qualche arbusto a terra chiara e colate laviche di vari colori. Le formazioni che assumono vanno dal simil drappeggio poco sopra la superficie del monte , al muro di lava alto che scende a valle. Andiamo al lago Afrera, detto anche lago Giulietti. A fianco una piccola fonte a 40 gradi è una ottima occasione per far rilassare i muscoli e grattuggiarsi via lo sporco con le pietruzze sul fondo della piccola fonte calda. Mangiamo in un postaccio decisamente affollato di mosche, con le caprette che passeggiano indisturbate tra i tavoli e sulle panche dei tavoli liberi . Ci salutiamo dal gruppo e proseguiamo con i 2 americani (decisamente oversize) verso macallè. Lasciamo la dancalia e le sue temperature e il paesaggio cambia. Compaiono campi arati e case in mattone. La terra si increspa e si innalza facendosi via via più rossa. La prossima tappa è wukro e la strada è decisamente panoramica. Appena fuori da makallè la strada sale e una volta arrivati sulla amba che segue la salita la vista è bellissima. Profondi canyon scavati da torrenti stagionali solcano l'altipiano e la sua terra rossa e stratificata. Ogni curva meriterebbe una foto, il paesaggio è grandioso. Sul minibus parliamo un pò col vicino (molto vicino, i mezzi spesso sono pieni fino a che non entra uno spillo). La sera iniziamo ad avere coscenza di quella che sarà una costante dei ristoranti nei piccoli paesi: è tempo di digiuno e trovare cibo non da digiuno si rivelerà difficile, se non addirittura impossibile nei piccoli centri. Entriamo in più di un ristorante con una pecora in bella vista. La mia passione per la capra arrostita abbinata alla cipolla cruda è stata uno grande stimolo a scegliere questa destinazione. Idealizzavo un ritorno con formazioni di pelo di capra affioranti dalla pelle, lo zoccolo spaccato formarsi sotto la pianta dei piedi, un accenno di coda e invece... il digiuno prepasquale in un paese fortemente religioso !! :cry: ... Stasera (e non solo stasera) njera con tegamino. Il tegamino è una salsa ai fagioli insaporita con una spezia locale.