giovedì, febbraio 6

Costa d'Avorio

Paola e Aldo mi hanno portato in aeroporto. Sono al gate ancora prima che sia aperto, questo normalmente non succede. Non so se aspettare fino a farmi chiamare, in un sussulto di protagonismo/narcisismo.
Al check in visto una tizia questionare per il bagaglio davanti ad una addetta irremovibile che ogni 2 minuti le ripeteva "guardi che perde il volo". In quella occasione ho provato ad avere un nastro adesivo per il bagaglio, ottimo per piccole riparazioni, ma non mi è stato dato.  Al gate la coda qui compone fondamentalmente di bianchi/leggermente colorati. Solo una ragazza ha pelle  scura. Pochi bambini, donne in prevalenza a capo scoperto.  L'altra volta sullo stesso volo Milano-Tunisi un buon pasto , caldo e saporito. Stavolta proprio no, ma ci si adatta. Per le viste migliori consiglio il lato destro andando verso sud. Passo un'ora circa in aereoporto a Tunisi, faccio un po' di proselitismo per cercare chi divide il taxi con me, ma il proselitismo non ha fatto effetto né in aeroporto ,né sull'aereo. Partiamo in ritardo di 1 ora circa con attesa in aereo. Quando il WC diventa disponibile c'è un assalto. Io attendo e realizzo la cacata d'alta quota( ma non so l'altitudine). Pasto decente, ma non memorabile. Il vino Macon invece è stata una conferma. Vicino a me sedeva un signore tunisino diretto ad Abidjan per lavorare ad un depuratore dell'acqua. Qualche turbolenza e parecchie nubi. Nel nord del Benin luci fioche e distanti fra loro. Sorvolando la capitale Cotonou (la zona vicino all'aereoporto) case basse e luci bianche di led. L'arrivo ad Abidjan è decisamente più spettacolare. Tante luci disegnano le isole e penisole che compongono la città. Vampata di calore all’arrivo , procedure di entrata molto snelle e applicazione del visto pagato online e
BENVENUTI IN COSTA D’AVORIO!
L’aereoporto non è molto grande. Compero una sim e cambio qualche euro. Poi vado in taxi a Gran Bassan. Come diceva davide: "Sento puzza di inculata".
Arrivato in camera l'odore di naftalina nell'aria è talmente forte che penso l'aria abbia un peso specifico aumentato. Ci saranno 30 gradi circa. Ho dimenticato a casa un termometro/bussola ( che sarebbe stato utile).
8 dicembre 19, Gran Bassam air b&b
Mi sveglio alle 9 sentendo musica cantata. Sono le  9:00 circa.  Scopro che il lavandino funziona. Mi lavo ascoltando la musica cantata, preparo le mie cose e esco a vedere cosa succede. La musica cantata arriva dalla vicina Chiesa pentecostale. Le strade principali di gran bassam sono asfaltate, mentre le strade laterali sono invece sterrate. La terra è rossa. Raggiungo la spiaggia, una bella spiaggia lunga non ampissima, contornata da Palme. Purtroppo tra le alghe sulla sabbia vedo molta plastica; specialmente tappi. Continuo il mio giro. Vedo molti edifici coloniali. Mi colpisce uno con caratteri Moreschi, scoprirò che lo ha costruito un libanese. Nel frattempo si sentono cori religiosi. I fedeli cantano. Sul comodino del bed and breakfast c'è una copia del Nuovo Testamento. Entro in una casa che ha scritto che vendono succhi, ma mi dicono che usano acqua di pozzo. Gli dò dell'acqua in bottiglia e dico che tornerò in serata. La città sta tra il mare e la laguna. Gran parte della costa ha una laguna appena dietro una fascia costiera più o meno ampia.  Mi affaccio sulla laguna, è una vista rilassante. Inizia a piovere e vado a mangiare. Mangio pesce fritto, riso e verdure stufate. I locals sono accoglienti e sorridenti. Poi vado a vedere il Museo dei costumi. Ho notato che nelle farmacie vendono acqua. Visito anche un memoriale alle esplorazioni e agli esploratori del periodo coloniale.
Museo dei costumi molto interessante. Una parte fotografica dedicata al periodo coloniale, una dedicata a costumi e maschere e una dedicata alla architettura rurale. Ci sono modellini delle abitazioni tradizionali in varie parti del paese e anche quello della moschea di Kong. Uscito da lì una zuppa di pesce molto buona. Oltre a me mangiano Alessandro e Daniel (che poi riincontrerò).
Pomeriggio in spiaggia. E’ popolata di weekenders da Abidjan. La sabbia della spiaggia non è a grana fina, Pur restando a granelli (non ci sono sassolini). Il colore è rossiccio, con parecchi  granelli gialli e qualcuno nero, non c'è grigio, né bianco. Il litorale è praticamente rettilineo e le onde si arrotolano e frangono a una 20ina di metri dal bagnasciuga. Sono alte fino a 4 metri e fanno un rumore a tratti spaventoso.alcune  frangendo su sé stesse sollevano alti schizzi. Ci sono correnti molto forti e i bagnanti si bagnano appena oltre il bagnasciuga. Molti si bagnano vestiti. Sulla spiaggia ci sono vari divertimenti per i turisti locali. Dal palleggiatore freestyle al gioco d'azzardo con i dadi. La spiaggia continua a perdita d'occhio. Verso est , prima del Ghana, in località Assinie, diventa bianca.  Parlo con due ragazzi. Uno vende magliette della nazionale (molto belle, arancione acceso!)l'altro vende sculture e lo ritroveró la sera baraccio. Le onde che arrivano dall’oceano mi impressionano per altezza e rumore. La  sera esco giusto per prendere l'acqua e il succo e rincontro Daniel. Mi porta in un baraccio e mi presenta suo cugino (uno del giro del baraccio). Assaggio qualche versione di kutukù  (distillati di vino di palma); Il mio alleato è la bottiglia col tappo giallo (una sorta di acqua tonica al limone). Mi offrono anche delle spezie locali.  Giro in spiaggia e poi altro bar (meno baraccio del primo). Le birre si comprano 3 alla volta per evitare di gestire il resto. Si mettono in un secchiello e pian piano si bevono. Fine sera in spiaggia. Bella luna, bel rumore delle onde. Rientro alle 03:49 

9 dicembre airb&b gran bassam
Oggi alle 9 mi sveglia la figlia della padrona di casa (molto carina) e si fa dare i soldi. Sono stato molto in dubbio se andare nella vicina Assinie, ma ho deciso di fare il giro del nord e svaccarmi alla fine del mio giro sulle spiagge dell'Ovest del paese (in uno slancio di ottimismo sfrenato). Quindi sono andato a cercare il succo (che non c'era). Lì vedo dei muratori che demoliscono un muro a martellate, senza usare scalpelli. Per colazione mezza baguette con pesce fritto,cipolla sia cruda che cotta (leggerino). Subito dopo prendo un furgone per Abidjan. Voglio vedere il museo nazionale e dirigermi a nord. Gran bassam mi è piaciuta.
nel centro di Abidjan ci sono vari palazzi moderni. Nel periodo post-coloniale si è scelto di demolire tutto quello che legava la città al passato di sotto,issione ai bianchi e ai francesi. C’è  una grande chiesa e alcuni palazzi alti, la bank of africa con un sacco di bandiere di stati africani e l’assemblea nazionale, con un sacco di bandiere della costa d’avorio. Il museo non è enorme e non ha impressionato. È stato interessante, con bellissime maschere, ma le spiegazioni (tutte in francese e sono arrivato già stanco) non erano chiarissima C’è una parte legata all’architettura tradizionale (che varia parecchio a seconda della zona del paese), una con le maschere e i simboli del potere (tra cui i troni), una legata ad agricoltura e pesca  e una con tam tam (mi colpisce un tam tam con forma dicorpo femminule fino a poco sopra il seno, e , a quell’altezza, la pelle da percuotere.
Uscito da lì tanti tassisti mi hanno rifiutato la corsa dicendo che c'era ingorgo. In effetti c’era ed era grosso. Il bus con la corsia preferenziale avanzava praticamente a passo d'uomo.un ragazzino mi ha mostrato la strada per la stazione. La strada era invasa dal fango e cariole, carretti,moto cariche ,camion e autobus se la contendevano a colpi di clacson. La stazione dei bus a lunga percorrenza: de-luxe con aria condizionata è praticamente un semi cubo di cemento con copertura in alluminio. Gran sudata in stazione. Sono stato lì sotto un po' , ma poi mi sono spostato in un posto un po' più ventilato. Scambio qualche parola con dei signori e mangio un panino con la frittata. Devo dire che ho visto ingorghi apparentemente irrisolvibili oggi.il traffico di Abidjan conquista un posizione di prestigio in classifica. E 1 h e 30 dopo l'orario siamo partiti. L'autista ricorda a gran voce che lui ha il mezzo più grosso e in teoria passa prima lui. Bullizza in particolare le motociclette.  Ci sono varie persone con fischietti che aiutano ad uscire dalla stazione ; peccato che non siano coordinati tra loro… Appena fuori dalla stazione il bus viene abbandonato al suo destino e si ferma. Dopo varie ore siamo fuori città (circa 20km).
Terreno leggermente ondulato. Vegetazione rigogliosa ma solo in parte boschiva. Ci sono  Prevalentemente latifoglie non molto alti, molti banani e qualche palma nelle zone a bosco. Ci sono anche ampie zone coltivate. La strada è asfaltata e l'autista approfitta (il cruscotto è interamente funzionante).la terra ai lati è ocra scuro, tendente al rosso. Si è fatto buio. Nel televisore videoclip di musica africana con balli: in alcuni videoclip  atteggiamenti da rapper americani: occhialoni da sole (ma senza catenazze d'oro), lamborghini , porche e auto simili, gente che lancia banconote verso la telecamera e coppie in belle case  che bevono vino bianco in calci. Poi Rambo II e seguendo una programmazione super bellicosa Rambo III. Bondoukou è stata capitale di un regno musulmano ci sono varie moschee in città ,un museo etnografico e una moschea antica nelle vicinanze . il bus cinese su cui viaggio ha l'aria condizionata e sono seduto. Ci arrivo alle 2.30. Sono anche andato all'Hotel Amitè, solo che lì ho scoperto che l'Hotel che avevo chiamato è l'Hotel akacro. Tornato alla stazione dei bus l'unica cosa commestibile è omelette. Così con queste oggi sono 4 uova. Mi manca l'acqua, ma arrivo in hotel.
10 dicembre hotel akutè bondoukou
Stamattina sveglia alle 10. Lascio il bagaglio in hotel e esco a piedi. Vado a vedere una moschea lì vicino. È all'interno di delle case, mi fanno entrare e li parlo con un ragazzo che ha studiato inglese. È stato 10 anni in Libia qualche giorno in Italia e poi è tornato. Mentre parlo con lui, ho conferma del fatto che nelle città Le moschee vengono restaurate e per vederne di antiche andare nei paesini. passa un camion che trasporta una ruspa  Mi dà un passaggio in città. Qui visito un'altra moschea e  vengo accolto dai locali. In particolare uno di loro mi chiamerà in serata.  Cerco la stazione dei bus per Sorobango. Vorrei fare colazione, ma ho una banconota da 10.000 e non riesco ad avere il resto. Alla fine trovo la stazione. Mangio riso con foglie di manioca e manzo. Vedo la preparazione del foutou. Viene battuto in un contenitore ampio in legno. Una ragaza batte con un grosso legno dalla punta arrotondata e coperta da un panno. L’altra rimette il composto al centro del contenitore .Devo comprare 5 biglietti per poter partire subito, e partiamo. Il mezzo ha un cruscotto divertente: fili volanti,lampadine qua e la, giunture in filo metallico e cavo elettrico a vista, maniglie aperte, pannelli sconnessi. Ovviamente il cruscotto non ha un solo indicatore funzionante e lo sportello non serra. Il tocco di classe è il pirolo della sicura, in legno.  maps.me mi dice che si oscilla tra i 16 e i 20km/h. Sulla strada ci sono monoculture di anacardi e poi il paesaggio si fa molto arboreo, c'è erba alta con sporadici alberi Arrivato in paese visito la moschea. È molto piccola interamente in terra e legno. Esternamente i contrafforti sono rinforzati da bastoni in orizzontale. Il tetto ha uno strato di argilla per proteggere la costruzione dall'acqua(con tubi  per farla scolare) ed è contornato da coni(direi  cilindroni con punta) in terra. Nel minareto a base ampia ,alto poco più di 2 metri dal tetto , c'è una minuscola stanza per i ritiri spirituali. All'interno grossi pilastri occupano quasi la metà dello spazio, e la scala per salire è ripidissima. Mel mirhab c'è un minuscolo minbar. Piccole finestre triangolari ventilano l'intero. Le porte sono molto piccole e in legno. Intorno c'è una recinzione in metallo e cemento costruita durante la guerra civile. Torno in moto. Una volta in città vado al museo. Ovviamente è chiuso per restauri(mi mostrano gli scatoloni con dentro il materiale del museo). Mi raggiunge la persona conosciuta la mattina e parliamo col ragazzo presente sul luogo.Qui si paventa una situazione catastrofica per raggiungere Kong. Una decina abbondante di ore di percorso il giorno dopo. Cambio itinerario , pare ci sia un mezzo diretto da Bouna il giorno dopo (ovviamente alle 6am). Recuperato il bagaglio vado in stazione e faccio il biglietto. Mi guardo il tramonto e mangio dei tuberi fritti. Poi mi si dice che quella strada (tra bouna e kong) è interrotta e mi consigliano una moto (100 km!) . Gli chiedo se sta scherzando e placidamente mi si dice di no. Arriva il mezzo con le sue 2 ore abbondanti di ritardo e riparto. Strada più stretta, ma asfaltata. Il tachimetro è rotto e l'aria condizionata meno aggressiva di quella di ieri. L'autista lancia il pulman oltre i 130km orari. In TV (dopo un film di karateki) un film africano. Un ragazzo si fa aiutare a conquistare una ragazza dall'amico rasta calvo. Fanno molto ridere le scene con il padre della ragazza e l'auspicato conquistatore.  Sulla strada ci sono spesso pietroni e grossi legni che costringono i mezzi a rallentare (in generale non è un buon segno). Arrivato a Bouna negoziazione strappalacrime per la camera a prezzo ribassato. Alle 6 devo essere fuori. La camera è bella: bagno, anticamera, anti-anticamera. L'altro hotel è a 5/6 km e non c’era altro. Esco a cena, ma il cibo non è granchè: lo lascio a dei ragazzi che se lo mangiano molto volentieri. C’è anche un maquis, un locale con musica (trash molto alta), luci (anche loro trash forte) e birra, ma sono abbastanza stanco e vado a dormire.
11 dicembre hotel de la reserve , bouna
Sveglia alle 5.40. Fa un discreto fresco, tanto che faccio decadere la mia idea di lavare i capelli. Per strada ci sono più galline che persone; vedo anche un maialino che razzola. Una signora che incontro ha sulla testa una tavola con una ventina di baguette incrociate a strati. Per strada bevo una bevanda alla banana. Quando arrivo alla fermata il cielo si è ormai rischiarato. La brutta notizia, la prima di una giornata che vede un disastro della logistica, è che devo tornare a Bundoukau. Il pullman qui c'è, ma solo domenica e lunedì. Il ragazzo a cui chiedo mi dice senza girarci troppo intorno “tu sé trapè”. Ieri ho prelevato e oggi sono un uomo ricco, mi balena l’idea di andare in qualche modo in moto, ma non è possibile. Kong è dall'altra parte del parco nazionale della Comoè. L’autista scanna il mezzo e io riesco a vedere il paesaggio (autoconvincimento). C’è erba gialla, con “fili “alti circa 2 metri e larghi 5 circa. Parrebbe anche abbastanza rigida. Da questa spuntano qua e là alberi non monumentali. Ipotizzo di arrivare a kong senza arrivare a Bundoukau. Spero ci sia un mezzo da koutuba per dabakala.  Da koutuba parte una pista sterrata e, mi si dice, arriva un generico camion (che qui definisce il bus). Scendo. Passano i mezzi del mattino per Bundoukau, incluso quello preso la sera prima. L’autista mi riconosce e si ferma. Mi guarda con aria stranita e mi chiede se  voglio restare dove sono:gli dico di sì e lo saluto. Ragiono un po' sulla sua domanda:è evidente che non passano molti mezzi da questa strada. Chiedo e mi dicono  che il famoso camion passa domani!! Non c'è altra soluzione che tornare a Bundoukau . Mi dà un passaggio un ragazzo che sta portando l'auto a riparare (e va piano).Va a bundoukou e mi ha detto chiaramente che l'auto potrebbe lasciarlo in panne. C’è una buona parte dell’impianto elettrico a vista. I finestrini sono abbassati e rotti. Se piove la prendiamo per bene. Ho preso un altro mezzo sperando di fare prima. Sono ora14 km a nord di Bundoukau. Sono comparse delle alture ed è scomparsa l'erba alta 2 metri. La vegetazione è tornata rigogliosa. Bosco fitto , ma non alto , copre interamente la  vista. Mi sa che oggi non riuscirò ad arrivare . Devo fare 3 cambi. Tutti partono quando sono pieni e il 1 mezzo (che aspetto ora) è vuoto. La situazione peggiora pure! Mi hanno messo su un mezzo che va a Sud per prenderne poi uno che va a nord. E’ di quelli che se uno sulla strada muove una mano per grattarsi l'orecchio si ferma! Dormo un po', ma sono abbastanza nero. Se c'era da fare tutta sta strada non avrei preso un mezzo che non si ferma ogni 3 km. C'è anche un posto di blocco dove chiedono i documenti ai passeggeri. Io preparo il mio, ma non me lo chiedono. Si incontrano sempre più alberi ad alto fusto.  Ai lati della strada si diversifica l'offerta di ortaggi e frutta. La terra è via più fertile e a vocazione agricola. Un ragazzo a lato strada vende un grosso roditore. Penso sia uno scoiattolo, tra corpo e coda era lungo più di 40 cm.  Mangio una banana arrostita. È calda e ha i semi dentro. Oltre ai 15/ 20 minuti di ferma per cercare di capire di chi era la cassa di pomodori lasciati sul tetto, il mezzo si è fermato a fare un carico di banane. Nonostante ciò riesco a fare cambio di mezzo prima del tramonto. In teoria quello appena partito ci aspetta alla città dopo. Questo pare funzionare bene (ovviamente tranne il cruscotto). L'altro non raggiungeva i 70km/h e soffriva le salite. Dopo aver caricato le banane, poi, soffriva anche in piano. C'è ancora un po' di luce (e di ottimismo). È decisamente il periodo di raccolta delle banane, incrociamo vari furgoni carichi.  Lasciando la strada principale ai lati c'è Bosco piu alto e ben più fitto. Svetta anche qualche albero di 10metri o più. In effetti il mezzo ci ha aspettato e questo dovrebbe arrivare a Bouake. Per strada ho visto un monumento al raccoglitore di cacao e ci sono anche tanti cimiteri, alcuni estesi e apparentemente coevi. Mi confermano la mia intuizione. Sono cimiteri legati alle recenti guerre civili. La linea di confine tra le 2 fazioni non era distante da qui. Il vicino di posto, però, non pare volerne parlare. Questo furgone è nuovo e l'autista (direi più pilota per come guida) è molto gagliardo e concentrato. Segnalo che ,a differenza dell'ugualmente francofono Senegal, per esempio, non si vedono auto o furgoni francesi. Tedeschi e giapponesi la fanno da padroni. Autobus per lo più cinesi. Attraversiamo una zona collinare, saliscendi e falsopiani. Nelle zone più in "piano " ci sono villaggi. Nella zona precedente le colline vari acquitrini. Alcuni divisi tipo risaie, ma non ho visto riso. Arriviamo a Dingbè. È buio da 40 minuti circa, ma la città è viva, si vedono tante persone in giro. Il semaforo ha il contasecondi. Maps me mi indica una casa presidenziale in città. Sul furgone musica hip-hop in francese e sulla livrea c’è messi aerografato. Anche per questo mezzo è  arrivato il momento del carico di banane.Al buio autista e vice riempiono prima l’abitacolo (tranne i posti occupati) e poi il tetto. Io familiarizzo un po' con dei ragazzi che abitano nei pressi della “fermata”. Stanno facendo i compiti alla luce dei cellulari. Per cena 3 arance, le vendono per strada già sbucciate (3 arance 100franchi CFA). Quando mancano 55 km a Bouake. Siamo fermi, ma non mi è chiaro perché. Un passeggero mentre si  caricavano le banane si è ubriacato al bar (o forse ha dei problemi, non lo visto granché lucido anche prima) e non ha chiaro in quale villaggio scendere. Viaggia insieme ad una ragazza molto giovane. Entrambi sono vestiti molto bene, tanto che mentre caricavamo le banane gli ho chiesto se abito e copricapo fosse tradizionale di qualche parte del paese, , ma non capivo una fava. Mi pare di capire che non è il suo villaggio, forse è ospite di qualcuno. I passeggeri parlano tra loro in una lingua incomprensibile. Ad un certo punto la situazione si fa più complicata:quello strano è stato perquisito e la ragazza ha avuto tipo una crisi di nervi. Prima si agitava, non so perché la hanno strattonata e ora piange. Lo hanno perquisito per cercare il paese , e di questo sono abbastanza sicuro. Li hanno lasciati a terra entrambi. Forse sono promessi sposi e lei non vuole (molto forse). Ripartiamo e anche gli altri passeggeri sono confusi. Il vicino di posto con me parlano un francese molto strano, ci piazzano suoni e accenti locali e capisco proprio poco. Sulla costa capivo di più (non molto nemmeno lì), ma qui che siamo nell'entroterra ancora meno.     La lingua locale qui si chiama buake.In costa d'Avorio ci sono 63 gruppi etnici e diversi di loro hanno lingua locale. A 22 km da bouake sono abbastanza a pezzi e la ruota bucata  (che mancava un po' come la gallina nel mezzo) è arrivata. Mi aiutano a cercare un hotel. Lo troviamo al 3’ albergo. In realtà è un miniappartamento. La cosa comica è che nella cucina c’è il lavello, ma non c’è acqua.
12 dicembre ,Tintia hotel residence, ngattakro,bouakè.
Sveglia alle 7.30 , poi alle 8 circa sono iniziati dei lavori e mi sono alzato. Sogno strano. In casa mia (piena di estranei ben vestiti con capelli leccati) suona il telefono. "Ciao claudio!Sono Carmelo (chi cazzo è Carmelo???manco tra le conoscenze più remote c'è un Carmelo). Devo lavare gli abiti, sto per finire le cose pulite.      Doccia con capelli!
(Applausi)
Mi alzo ed esco a cercare il fantomatico ufficio turistico dal nome altisonante: " ufficio generale del ministero del turismo ". Nella zona dell’hotel ci sono strade sterrate solcate profondamente dalla pioggia ed edifici in mattone senza intonaco. Scene di vita quotidiana nel quartiere.  Il macellaio ha sempre fascino: quello di oggi, con un macete divide a metà una testa di maiale. Vedo lo stadio di Bouake , in costruzione, è enorme. Guardandolo non mi spiego il perché. Ebbene nel 2007 la partita Costa d'Avorio-Madagascar è considerata la fine della 1 guerra civile. Penso sia per quello che lo stadio è stato voluto così grande (non ne ho foto, purtroppo).  Mi faccio indicare da dei ragazzi se sanno dove sta l’ufficio e mi danno indicazioni discordanti. Due taxi diversi, con tanto di telefonata all'ufficio, mi portano nel posto sbagliato.  Arrivo in ufficio dove Jules , che parla inglese, mi illustra un po' quello che poi non riuscirò a vedere, ma comunque mi dà delle indicazioni(tra l’altro in parte errate).  Vorrei vedere delle statue in giro per la città. In particolare c’è la foto della regina fondatrice della città (con leggenda annessa). Mi si dice che potrei perdere il mezzo senza cambio. Vado quindi alla stazione indicatami: è quella  sbagliata. Vicino alla fermata vedo una moschea con minareto con cupola a cipolla. In Costa d’Avorio ci sono varie professioni (cristiani più evangelisti et similia - che hanno il solo nuovo testamento come libro sacro) , musulmani e animisti. In città ho visto un banchetto dei testimoni di Geova con la rivista "torre di guardia" in francese.  Ci sono anche parecchi animisti. Durante le 2 guerre civili recenti se le sono anche un po' date, ma la base era più politica/etnica. Nelle città ci sono sia chiese che moschee, non c'è città musulmana/città cristiana. Mi informerò se ci sono quartieri "separati" musulmani/cattolici/animisti. A naso direi di no. Nei precedenti hotel in camera c'era il nuovo testamento.  La ricerca alla fine dà i suoi frutti; troviamo la stazione giusta. Mangio con Conee , l'ultimo tassista. Passiamo una zona artigianale e di mercato sterrata con tanto di rigagnolo di acque nere. Alla fine arriviamo in un buon posto. Seduti su panche di legno a pranzo ho mangiato foutou con manzo (ovviamente piccante) e invece il tassista un uccello che ha chiamato pedri. C'era anche della sorta di capra selvaggia, tipo gazzella. La guida dice che non ci sono evidenze che gli animali non siano portatori sani di  ebola e ho rinunciato un po' a malincuore. Tornato al bus compro un piccolo ananas per la colazione di domani. Il mercato dei vegetali è fornito e vario.  Dopo una serie di calcoli, considerando anche di evitare di sedersi sulla ruota ho preso posto e poi realizzato che ero nel lato sbagliato. E ora sono proprio sulla ruota posteriore (pessimo posto per lo sterrato). Al posto di blocco appena fuori città stiano fermi quasi un'ora. Poi iniziamo la strada (un lungo cantiere). La terra è color ruggine, misto a marrone chiaro. Paesaggio pianeggiante con tanti verdi differenti alla vista. Qua e la si distinguono risaie. In lontananza si vedono alture. Passiamo anche sulla linea ferroviaria (non elettrificata). È iniziata la pista! Il bus si è riempito di terra in sospensione e  ondeggia un po' a desta e un po' a sinistra, pare un treno a scartamento ridotto (o una nave). Ci sono evidenti segni di preparazione di strada asfaltata (e meno male! Per arrivare è stato casino), ma per ora è sterrato. Ci sono grossi alberi che spuntano dall'erba alta . La guida mi segnala che ci sono anche dei baobab. Salgono anche degli uomini armati, immagino siano dei cacciatori. Bel tramonto con sole rosso. Ai lati della della strada ci sono cumuli di terra fumanti, servono a fare carbone. Mi colpisce una pianta con fiori grandi dal colore rosso molto acceso e una con fiore giallo piccolo.
Arriviamo parecchio impolverati con il buio. L’unico albergo in città è 1 km e mezzo fuori dal paese. Prendo la camera (una bella camera) e torno in paese. Mangio un po' di carne di capra arrostita e mi precipito a visitare la moschea. Ce ne sono 2 , 1 più piccola e antica e una seconda più recente e più grande. Entrambe sono in stile sudanese-saheliano. Faccio una scarica di foto con un ragazzo locale col quale faccio anche 2 chiacchiere. Trovo anche dei dolcetti di cocco a forma tonda. Molto buoni.  Mi informo quindi su come lasciare il paese il giorno dopo. Le notizie paiono poco rassicuranti: l'unico mezzo che lascia il paese diretto a korhogo lo lascia alle 4am. Questa cosa mi turba un po', restare qui un altro giorno potrebbe essere o molto interessante o estremamente noioso. Nel frattempo conosco turè un ragazzo di Abidjan che è qui a portare avanti un progetto agricolo. Mangerà pesce: un baracchino arrostisce carpe del vicino lago. C'è chi dice che ci sia un mezzo alle 8 per un posto che non ho capito manco dove sta. Si impone un ragionamento filosofico sul da farsi; vado in un bar e chiedo una birra.
Alzandomi  alle 6 potrei fare delle foto con la luce giusta ( dato che con luce troppo forte vengono male) e lasciare il paese.
C'è anche l'opzione autostop roulette. Ho visto qualche camion oggi (2 di cui 1 in panne)
Oppure
fare un beneamatissimo per un giorno (che per esperienza il fisico mi chiede ogni 3 giorni di spostamento)e provare il vino locale - sulla cui qualità ripongo poche , pochissime speranze-.L'Hotel non è proprio economico, ma volendo ci sta.
Torno a piedi indeciso sul da farsi, poi  sera lavo delle calze e qualche mutanda e vado a letto.
13 dicembre auberge du kong, Kong

Sveglia alle 6.30. Il sole è talmente basso che le calze non sono asciutte. Mi scoccia un po' non poter usare l'asciugamano (era grande e spesso), ma voglio fare le foto e cercare di prendere il mezzo. Rimedio un passaggio e vado a informarmi per il mezzo di trasporto. C’è un mezzo sgarrupato. Gli affido lo zaino e vado a fare le visite alle moschee. Un ragazzo mi dà un passaggio con la moto. Non ottengo il permesso per entrare in quella più antica, e così sdraiandomi dalla porta riesco a cogliere gli elementi architettonici dell’interno. È simile a quella di sorobango: i pilastri occupano gran parte dello spazio. Adiacente alla moschea c’è un antico camposanto. La seconda moschea è più grande e più recente. Le zone calpestabili sono di gran lunga più estese di quella più antica. Una doppio reticolo di bastoni orizzontali collega le colonne fino a spuntare all’esterno. Esternamente questa è una caratteristica architettonica che distingue il cosiddetto stile sudanese (c’è chi dice che i legni servano alle anime a raggiungere il cielo, a me pare proprio che servano per dare stabilità alle alte piramidi in terra che sovrastano i pilastri). All’esterno della moschea delle donne puliscono la zona circostante la moschea spazzando il terreno con fascine di arbusti. All’interno la situazione è simile, solo che la terra nell’aria rende la respirazione molto meno confortevole. Per evitare che la terra si alzi, dopo la spazzata, viene sparsa della ghiaetta, che mi si dice, viene prelevata dal fondo dei torrenti. All’ esterno le zone destinate a camposanto non sono ben definite come nell’altra, ma sicuramente sotto la terra sono sepolte diverse persone. Una parte della recinzione originale è ancora visibile. Su di essa ci sono le 2 sfere bianche che sovrastano tutte le piccole piramidi. Lasciamo lo spazio della moschea e il ragazzo mi porta a vedere 2 memoriali: uno per le vittime francesi morte per la difesa del forte di kong (1898)  e l’altro è la tomba di moskowitwz morto a kong nel 1894. Mi mostrano anche delle lettere del periodo della 1 guerra civile, periodo nel quale (non mi spiego come mai) c’erano dei “materiali” da “mise en place” legati alla sepoltura di Moskowitz. Col mio passaggio riesco anche a recuperare l’ananas chiuso nella cucina dell’albergo. Partiamo verso le 8. Il portellone dietro non chiude e i gas di scarico entrano nell’abitacolo insieme alla terra molto fine che gira incontrastata, vera regina del retro del furgone, adibito ad abitacolo. Con noi c’è una capretta, che ogni tanto si fa sentire. Zona essenzialmente arida. Erba bassa con alberi che spuntano qua e là. Si ditinguono i baobab.Vorrei individuare l'albero di karitè. La guida me li cita, ma non saprei riconoscerli. Alla fine della pista il posto di blocco con controllo documento (solo a me). Mi ha fatto scrivere il nome dei genitori e mi ha chiesto di lavoro etc  ,alla fine mi chiede il numero di telefono. Forse se avessi preso nota del suo mi sarebbe stato utile nella zona di Odiennè. All’arrivo l'autista ha ciglia e sopracciglia del colore della terra. È molto buffo, il rossiccio della terra spicca parecchio sul colore della pelle molto più scura. La corsa successiva mi porta a  ferkessendougou. Stendo al sole l’intimo bagnato alla fermata  e vado a fare il giro del marcato. Il risultato è uno shopping +o- inutile ,+o- compulsivo. Ho rivisto sumbaran, che ho preso lo scorso anno in una situazione simile  a questa, e comperato 3 tipi di peperoncini secchi per il cugino, un paio di occhiali da sole un po' avvolgenti (oggi ho preso abbastanza terra negli occhi , e non vorrei ripetere) , una piccola teiera smaltata,  un coltello (mentre mi facevo spiegare i machete), 5 banane,1 piccola mezza zucca con manico che fa fa recipiente e 2 pacchi di caffè locale. È che ero affamato. Non si va al mercato affamati. Dopo aver comprato tutte queste cose pressoché inutili sono andato a comperare l'acqua e la signora non aveva il resto. Un signore ha pagato per me.      Durante la visita  del mercato sono anche andato in una moschea a fare delle foto. Moschea moderna. Oltre al minareto grande in rossimità del mirhab di notevole c’erano solo la selva di ventilatori che scendevano dal soffitto. All’esterno ci sono contenitori in cemento a forma di grossa anfora e alcune persone.  All’uscita i contenitori erano immobili, i fedeli, invece, mi hanno cazziato. Mi hanno detto che non mi sono presentato prima di fare delle foto.  Arrivo a Korhogo, capitale del distretto delle savane, dopo 50 km di strada asfaltata. Durante questo tragitto parlo con un ragazzo che insegna inglese e mangio dello yam,  un grosso tubero con poco sapore, simile ad una patata  americana enorme, con la buccia spessa e marrone scuro . Gli si dà sapore con sale e spezie. Penso fosse arrostito, era caldo. Parliamo del suo libro. Sostiene che se i giocatori (fondamentalmente di calcio) che vanno in europa poi non giocano nelle rispettive nazionali il calcio africano ne andrà sempre più a perdere in qualità; secondo lui i governi dovrebbero poter garantire strutture che garantiscano a tali campioni di restare in Africa. Arrivati a Korhogo andiamo al museo della cultura Senofo.
Il museo  della cultura Senofo è interessante.  Si trova nella prima casa a più piani fatta in città. Appena fuori dalla recinzione ci sono le statue di Gbon Coulibaly e del figlio. Il padre , che sulla targa riporta “uomo di pace”, riuscì , schierandosi apertamente con i colonizzatori francesi e contro gli africani Babemba e  Samori Tourè a mantenere la pace nella zona di Korhogo.  E’ un po' un ammasso di statue e oggetti in legno e all’interno non ci sono spiegazioni, il custode, un nero calvo dai canini sporgenti e distanti illustra a me e al professore di inglese vari manufatti (in francese).
La società è simile a quelle incontrate nell’est della Guinea. Le decisioni vengono prese da iniziati; mi sottolineano che le parole dei non iniziati praticamente non vengono nemmeno prese in considerazione. Il periodo di iniziazione nelle foreste durava 7 anni. I primi oggetti notevoli si chiamano Kalavu, rappresentano un essere simile ad un grande uccello bipede in posizione eretta con una lunga cresta. Se uomini hanno la cresta con le punte, se donne la cresta è liscia. Ci sono poi tante maschere, quella più presente ha scolpite fauci tipo coccodrillo sia davanti che dietro. La maschera con doppio volto indica la conoscenza.
l reperti che ci mostra dopo sono particolari. Sono un uccello e una donna scolpiti in cima ad una verga. Queste verghe venivano infisse nel terreno a lato del campo. Quella con l’uccello serviva (se ho capito bene) a dirimere le questioni di proprietà su campi incolti o abbandonati. Parrebbe che la proprietà del campo conteso (già abbandonato da tempo) , andasse al più rapido che togliesse il simbolo dal campo alla presenza dell’autorità.   L’altra verga con la donna scolpita era invece una sorta di “chiamata al lavoro volontario” di amici del neo genero; normalmente il padre della ragazza dava al genero l’onere di dissodare terre che magari erano pietrose o incolte da tempo. Il neogenero chiedendo aiuto a familiari ed amici dimostrava quanta forza lavoro avrebbe potuto produrre al suocero (e dissodava il campo che gli avrebbe dato da mangiare). In queste occasioni davanti al campo veniva piantata la verga con la figura di donna in cima.  Ci sono anche delle porte decorate in legno, alcune minuscole. La guida mi riferisce che le porte decorate servivano a proteggere i depositi di maschere.  Un copricapo a forma di testa di capra è forse l’ oggetto più strano nella stanza: lo metteva sulla testa la persona che richiedeva la divinazione al santone locale.  Il reperto successivo è una specie di cavallino allungato . E’ sufficientemente piccolo da essere messo tra le gambe; cavalcato,  serviva per dare il benvenuto agli ospiti delle feste.  Spesso viene rappresentato il coccodrillo. Il coccodrillo appariva in sogno a chi aveva fatto un voto, ma poi lo aveva dimenticato; in questo modo , recandosi presso il fiume, si poteva rimediare alla dimenticanza senza far arrabbiare l’antenato rimasto a “bocca asciutta”. Interessante è anche il letto tradizionale: in legno, ha un poggiatesta anche lui in legno. Se era letto di morte ci si lasciava il corpo fino al funerale.   A seguire ci mostra dei contenitori affusolati cavi in legno. Nei piccoli ci andava quello destinato all’uso domestico, mentre in quelli grandi ci andavano i semi per la semina dell’anno successivo.   Il piano superiore ha degli oggetti ancora più ricercati (a parte un grosso piatto per le cene comuni , in queste occasioni bambini sedevano davanti e mangiavano per primi).  Ci mostra kaflejo, un feticcio che si suppone conosca la verità e degli strumenti tradizionali usati per la cosiddetta danza della pantera, sono tipo chitarroni. All’interno della foresta se ne usa un modello, al di fuori uno differente (uno di zucca e uno di legno). Le corde di uno di questi sono in pelle, dell’altro di fibra vegetale. Normalmente sono suonati da uomini tranne che per l’etnia “fu dono”, presso questi ultimi a suonare sono le donne.
I riti di passaggio presso i Senofo sono molto simili a quelli incontrati in guinea l’anno passato. Per la nascita del bambino e l’assegnazione del nome una settimana dopo la nascita è prevista una rasatura e un lavaggio per purificazione. In questa occasione si raccolgono doni dai compaesani. Il nome dei bambini è invece differente e molto interessante. I nomi che vengono dati identificano semplicemente l’ordine di nascita nella famiglia: Zig zana galo bei do identificano il I II III IV V figlio maschio, mentre niele yoris la I II figlia femmina (potrei aver invertito i sessi). Dal tetto dell’edificio si vede il circondario. Mi fanno notare delle case con varie porte di entrata. Mi dicono che sono le case delle mogli dei capovillaggio: ogni donna aveva a disposizione 1 camera. Contando le camere si può vedere quante mogli aveva questo o quel capovillaggio.
Una volta fuori dal museo trovo un hotel. Sto proprio perdendo charme nelle contrattazioni per la camera.  Lavo quello che ho al crepuscolo, poi doccia ed esco. Faccio spruzzare dell’insetticida nella camera. Quando spruzza il recipiente sotto pressione pare spruzzare fuori un sacco di veleno, e infatti, simultaneamente compaiono varie zanzare che cercano vie di uscita. La via dell’albergo è sterrata e parallela alla strada principale. Vedo qualche scena di vita quotidiana, donne che lavano, bambini che giocano. La cena sarà molto buona, ma sbadatamente non ho chiesto se avevano un dessert e mi sono incamminato per cercarne uno girando a casaccio. Molti bar sono popolati di ragazzi che in più occasioni mi invitano a prendere da bere e di sedermi con loro. La passeggiata sarebbe anche piacevole, senonchè dalle fogne a cielo aperto escono dei miasmi poco piacevoli.
La costa d'Avorio è un gran produttore di cacao. Ho fatto una gran fatica a trovare un posto dove mangiarne. Mi hanno indirizzato in un posto dal nome equivoco " hot baguette ". Ho mangiato un pan au chocolat (una sorta di fagottino con gocce di crema al cioccolato) e un croissant. Ieri sera invece ho mangiato delle pallette al cocco con zucchero caramellato. Ne ho presa qualcuna in più, ma mi sa che non reggeranno la settimana che mi divide dal mio volo di ritorno. Hot baguette ha le decorazioni natalizie. Non sono bastati 4252 km per evitare di vedere tale spreco energetico. Dopo hot baguette passo davanti ad un bar con un film cinese a base di karate e mazzate, ma non mi fermo. Mi avvicino all’hotel e lì, in un bar, mi si nega la birra! Non ho capito se fosse perché la ho chiesta alla persona sbagliata, ma di fatto mi viene negata.
Rivedo allora un mototassista visto anche a pomeriggio, gli chiedo di portarmi a bere una birra locale. Lui mi dice che ne fanno una saporita al peperoncino. Ci andiamo, il posto è molto vicino. Compriamo un litro e ½ di un liquido marroncino e opaco. Ne avevo bevuta anche nella vicina Guinea. Qui si chiama Tchapalo (pronuncia ciapaloo). La servono in bicchieri di plastica con copribicchiere (per evitare che entrino terra e mosche). È piccantissima!! Mi è pure uscita la lacrimuccia, e di fatto non riesco a berne molta. Raggiungo a piedi l’hotel e vado a letto.

14 dicembre, hotel wandan, korhogo
Sveglia alle 7.30. La tosse inizia a farsi più insistente. Mi alzo alle 8.30 e mentre preparo lo zaino la cerniera mi si apre dalla parte sbagliata! Brutta cosa! Il programma della mattina prevede un giro del  centro artigianale. Poi vorrei andare ad Odienne' e da lì a Samatguila, dove c’è una moschea che vorrei vedere. Il giro del centro artigianale è interessante, compero anche qualche souvenir. Il mezzo per Odiannè è un furgone che non mi pare il massimo dell’affidabilità, ma non c’è gran scelta. Lo prendo. Nei press della fermata c’è una moschea (con i minareti alti e più grandi in cima, già visti in questa zona)e un mercato. Dopo averci caricati il mezzo gonfia le ruote e fa benzina. Il mezzo va lento finchè a Boundiali va proprio in panne. della strada a vista dalla strada qualche altura brulla con pochi alberi. Fa Molto caldo. L'autista è rimasto chiuso dentro. Lo sportello non si apre. Si è fatto aprire da fuori. Durante la lunga sosta ipotizzo di prendere un volo interno. Sono anche un po' curioso di sapere se le procedure aeree hanno standard internazionali o locali. Il Call center chiuso spegne i miei entusiasmi.  Dovrò sciropparmi la strada verso sud con i bus. Alla fermata però vedo la dama locale: si chiama 20 contro 20, si gioca con 20 pedine in una scacchiera con 10 caselle per lato e si mangia anche all'indietro. Riprovo la meridiana solare e cambiando la latitudine funziona!Ripartiamo dopo una ora e mezza abbondante.  .  Di passaggio ho visto un funerale. Non ho potuto vedere abiti et similia.  Il paesaggio si fa più ondulato. Serie di  rilievi molto bassi e tondeggianti si succedono. Spunta  roccia scura tra la vegetazione e la terra brulla.  terra color ruggine chiaro . segni evidenti di incendi bassi negli anni passato alberi anneriti e senza foglie. Arbusti secchi ed erba gialla sotto gli alberi di anacardi (presenti in gran numero). Dopo una seconda lunga sosta - a Mandiani - ,  l'autista si è deciso a scannare il mezzo (forse perché ci sono le salite ).  Io mi sono lamentato e pare sia servito. Abbiamo fatto 97 km di strada asfaltata in 4 ore (ecchecazzo, aggiungerei). Si vedono di tanto in tanto cumuli di terra fumanti: sono delle carboniere. Tanti tanti alberi senza foglie o abbattuti, mi viene da pensare ad una malattia. Aumenta il numero di case tradizionali (tonda con tetto a punta). Arriviamo ad Assinie con il sole già molto basso. Resto qui ad Assinie per la notte. Con un mototassista cerchiamo un hotel: finisco in una camera con TV aria condizionata e bagno (10.000 franchi). Devo dire che gli hotel economici hanno standard elevati. Oggi ne abbiamo girati 3. In uno di questi (pieno) la camera base costava 3000. L’idea per domani è andare a Samatguila e tornare in tempo per il bus delle 14; quello grande che non ferma manco se investe le persone per yamossokoru , la capitale. Compero il biglietto e mi saluto con Mory, il mototassista.  Passo da king cash. Il supermercato locale, curioso di vedere cosa ci avrei trovato. A parte un sacco di alcohol pesante tra cui spiccava, sambuca e  limoncetta (entrambi di Abidjan). Poi vini francesi e spagnoli. Tra i prodotti" italian sound" il concentrato di pomodoro la favorita. Poi non c'era molto altro. Non c'era la nutella (vista in un'altra città). L'acqua in vendita  ha 10 microgrammi di cloro al litro. C'era cioccolato di origine ivoriana! Si chiama amigo. Per cena o mangiato della capra arrostita da 2 parti diverse e la 2' per me era manzo. Prima sono entrato in un locale grande, con divani e luce soffusa blu. A parte il gestore era completamente vuoto . Segnalo all’interno un ambiente dedicato alle macchinette tipo slot machine(senza leva, con i bottoni) con 4 persone dentro.  Tornando mangio delle arance e poi mi sono fermato in un baraccio per un bicchiere di kutucou. Zona sterrata davanti al bar, qualche tavolino di plastica con sedie di colore spaiato. Lì ho parlato con un ragazzetto che beveva pesante. Madre in  Francia, padre in Burkina Faso. Diceva che era solo e stava spesso con il suo amico (al suo fianco che beveva birra). Mi ha detto che il kutuku viene bevuto come aperitivo piuttosto che dopo il pasto. Il signore al tavolo di fianco , alticcio, diceva che stava per chiamare al telefono Macron.  Strade illuminate , anche se non tutte, e sensazione di sicurezza seppure bella oscurità (era prima delle 9).vado a dormire presto.
15 dicembre hotel primature odiennè

15 dicembre hotel Primature , Odiennè Sveglia alle 7. Mory bussa alla porta. Uscita molto rapida e partiamo nell'aria frizzante del mattino. Iniziamo con la visita della moschea cittadina ad Odiennè. Interessanti interni. Tutto bianco con archi polilobati e “mura”traforate con disegni non geometrici. Come altre moschee della zona, ha 4 minareti agli spigoli e uno più alto in corrispondenza del mirhab. Ripetiamo l'accordo e facciamo benzina. La strada è asfaltata fino a poco fuori città. Appena usciti da Odiennè abbiamo visto il mercato delle vacche. Fuori dalla città la strada è sterrata, in terra rossa, ma è abbastanza in buone condizioni. Passiamo vari posti di blocco dove non ci viene chiesto nulla. La terra è beige, tendente al rossiccio. Parrebbe che la strada verrà allargata,o forse la zona vicina alla strada è stata pulita dagli alberi grandi per seminare l'onnipresente albero di anacardi. Passiamo anche degli acquitrini, con piante acquatiche a foglia tonda galleggiante. Il posto di polizia di Sokouranè sud, invece fa controlli più accurati. Non prendono affatto bene né che io sia senza passaporto, né che la moto del mio tassista sia del tutto sprovvista di documenti (e della targa): libretto, assicurazione ,carta di identità e patente non ci sono. Il poliziotto si fa meno amichevole. Paventa il sequestro della moto e mostra le manette, previste per chi guida senza alcun documento. Mory resta molto calmo e mi chiede 1000 franchi per risolvere in fretta. Il poliziotto non è soddisfatto, dice che ci vuole di più per tutte queste infrazioni. Io, sprovveduto, ho solo 5000 franchi con me. E glieli dó. Ripartiamo. Mory è agitato. Smanaccia, gesticola. Dice che 5000 è troppo. La sanzione per moto senza documenti è 500. Mi ripete che non dovevo darglieli. Gli dico che per me era una situazione nuova e che non sapevo come approcciare la cosa. Restiamo d'accordo che se c'è un altro posto di blocco io non parlo. Arrivati a Samatguila l'asfalto riprende per la lunghezza del paese, e solo per la strada principale. La moschea che voglio vedere è in una via laterale. E’ in stile sahariano. È abbastanza bassa, in terra scura,tipo argilla. Non ha minareti.ci sono 2 minuscole torri con coperture tradizionali sulla scala (vertice sud-ovest) e sul mirhab. 3 piccole porta permettono l ‘ entrata ai soli musulmani. Parlo prima con un signore lì vicino (irremovibile, sia su fare foto sia su entrare ) e poi con l'Imam (il 1' imam con dreadlocks che incontro). All'inizio la situazione pare irremovibile e senza soluzione. Mi dicono che anche quando è venuto il 1' presidente della costa d'Avorio (quello che ha ottenuto l'indipendenza) non è potuto entrare. Chiedo quindi di poter sbirciare dalle porte, per vedere quantomeno la forma del mirhab e se c'è minbar, facendo riferimento alle moschee antiche viste fino ad ora in costa d’avorio. Osservato attentamente a vista dal signore praticamente mi inginocchio con i piedi fuori dalle porte e riesco a intravedere gli elementi architettonici all'interno. È una sola stanza ,con tantissimi pilastri in legno, che sostengono un tetto interamente in legno e fango. Il mihrab è quadrato e il minbar è esterno al minbar. È Una piccola base in terra chiara. A terra ci sono tappeti. La chiamata alla preghiera avveniva dal tetto. Lungo il muro di cinta del tetto ci sono delle sorta di merlature. Non ci sono finestre. Non c'è divisione tra zona maschile e femminile perché le donne non possono entrare; seguono la preghiera da delle capannette esterne alla struttura. Successivamente un ragazzo ci dice che ha le stesse misure della qaaba e che i lavori di costruzione sono durati 6 mesi. È stata usata la terra dei termitai perché essendo intrisa di saliva delle termiti è più resistente alle intemperie. Sopra alla struttura 7anni fa è stata installata una copertura in alluminio ondulato per proteggerla dalle intemperie. Facciamo un giro del paese. Quando chiedo di vedere un altra moschea l'Imam mi dice che il figlio è in Italia senza documenti e se posso aiutarlo in qualche modo. Mi ci fa anche parlare: è a Catania. Gli dico che non posso fare granché ,ma praticamente non mi fa andare via. Ci raggiunge un ragazzo e ci riporta alla moschea, ci dà delle informazioni supplementari e ci introduce al palazzo reale e al re del villaggio. Il “palazzo reale” è composto da 5 capannette recintate da un muro basso con copertura in metallo e piastrelle nello spazio tra di esse. Esce un vecchio con occhiali e kefia beduina. È il re e ci tiene a dirmi che sono benvenuto. Poi rientra. Accanto al palazzo reale c'è la sala delle riunioni con le sedie utilizzate dai notabili viste al museo (di cui poi scriverò, inshallah) e il tam-tam. Il ragazzo ci specifica che il tam-tam veniva utilizzato per annunciare una festa il giorno successivo. Nel frattempo si fanno le 11 e dobbiamo tornare. Arriviamo al posto di blocco critico della andata. Il poliziotto fa cenno di proseguire, ma Mory si ferma e va a recriminare per la mazzetta troppo elevata (!). La situazione pare anche degenerare. Quello con i gradi mi ridà i 5000 XOF, ma inizia a scrivere, con le manette sempre bene in vista. Tra le domande che hanno fatto a Mory c'era anche se avesse fatto il servizio militare e avesse preso parte alla ribellione del 2011. Lui dice che aveva fatto le visite, ma poi non si era arruolato. Mi fanno sedere in disparte e poco dopo ripartiamo. Percorso in tutta fretta fino a Odiennè. All'entrata della città, nuova situazione identica. Dopo che vengono chiesti vari documenti e l'assicurazione; mory gli fa" ancora chiedi?". Il poliziotto non la prende bene e scatta la sanzione di 22.500 XOF e il sequestro della moto. Ovviamente si trattava solo di stabilire quanto dare di mazzetta per poter andare via. Il poliziotto, graduato, chiedeva a me come volevo risolvere. Io avevo 1000 o 5000. Provo con 1000 e mi dicono che non basta (era già successo uguale all'altro posto di blocco). Dò allora 5000, ma stavolta, dato che la cosa si fa, chiedo il resto!!! Me ne dà!! Mi dà 1000 di resto della mazzetta!! Mi indica la strada quando gli chiedo altro resto. Coerentemente si fa ridare il verbale della sanzione e lo strappa. Corsa in hotel per il check out. Doccia veloce e scuotimento dello zaino rosso di terra. Prima del bus cerchiamo cibo, ma non è proprio immediato: è tutto chiuso. Alla fine ho mangiato ndeguè, una sorta di yoghurt molto denso arricchito di frutta secca. Viene venduto nei negozi in un bicchiere di plastica con tappo riutilizzabile. Inoltre ho mangiato con Mory un'altra sorta di panino in un ristorante. Poi prendo il bus. Accanto a me c'è un bambino molto piccolo che si caga addosso appena partiti. Fortunatamente il vetro si apre. Strada di ieri alla rovescia. Dalla posizione rialzata dell'autobus si apprezza meglio la provincia di Savanes. Noto qualche corso d'acqua in più e più animali al pascolo. La madre mi si addormenta addosso. A 150 km da Yamoussoukro il bimbo di fianco un po' piange un po' dorme (sappiate che dorme poco). Idealmente stasera dovrei riuscire a mangiare del pesce del lago. Non so quanto convenga: mi sa che il lago è il collettore dei liquami della città e del circondario. Nel frattempo il bus ha raccolto altre persone e ci sono varie persone in piedi. Stavolta film comici. Purtroppo non riesco a seguire la trama, ma devono essere molto divertenti. Qui ,a parte il bambino che piange, molti ridono. Chiedo il nome di un regista o di un comico famoso. Mi hanno detto di cercare Mickael Gohou. Non capisco come mai gli autisti vanno a 70km/h con la luce e poi quando è buio pesto lanciano i mezzi a 100+ km/h: forse sanno che non ci sono bestie che attraversano la strada di notte, o magari non vogliono essere fermati da gente strana e corrono (non me lo spiego). Arrivo a Yamossokrou alla stazione dei bus internazionale. In realtà è poco più di un grosso parcheggio pieno di venditori di cibo "pret a porter e mangiè". Spicca tra la scelta di cibo il fegato arrostito e impanato nel peperoncino. So che c’è un ufficio della compagnia. Vado a vedere se riesco a chiedere informazioni e trovo uno che dorme. Raggiungo allora a piedi la stazione per prenotare il posto sul primo bus della mattina seguente. La voce da dietro il piccolo buco (sono tutti così i bigliettari) è femminile. cerco un contatto visivo per sopperire alla carenza linguistica. La signora avrà 50 anni circa e non sposta gli occhi dal tavolo. Ha gli occhiali con una sola bacchetta e non mi vende il biglietto. Le vendite aprono la mattina alle 6. Vado in hotel e devo dire che stavolta l'hotel è abbastanza tremendo. Arrivo e il receptionist dorme sul bancone. La reception cade a pezzi. Anche i pannelli del soffitto sono staccati tra di loro. Finora le camere viste non erano poi male male. Stavolta no. prendo la camera da 10000 e non da 6000. Quasi il doppio del prezzo. Quella da 6000 aveva la finestra senza retina (tra le altre cose). In quella da 10.000 la televisione è in una gabbia di metallo, per evitare che venga rubata. Esco a mangiare. Mentre parlo col receptionist passa una ragazza dalle camere. Evidentemente è una prostituta. Sfido la sorte con il pesce di lago ( e perdo, me ne accorgerò la mattina dopo ). Il posto dove mangio non è male. In riva ad un laghetto. . Mi portano pesce arrostito con cipolla in una salsa piccante (penso a base di latte di cocco) e 2 fette di pomodoro. Bevo 2 birre locali in bottiglia, Mutzig e l'altra non ricordo. La luna inizia a mostrare la fase calante. L'asse è orizzontale. Vado a comprare l'acqua scortato da un ragazzino che mi segue. La strada puzza tremendamente. Non dormo granchè bene.
16 dicembre. Hotel Les alizes.
Sveglia alle 6.20. decido di alzarmi per fare il biglietto. Fuori pare nuvoloso (proprio oggi che inizia la fase spiaggia violenta). Cago male (non malissimo, ma non bene). Fuori c'è nebbia. Vado alla stazione in taxi; solita scena di tassista senza resto e poi in stazione mi metto nella coda sbagliata. Quando ho il biglietto in mano sono sul bus delle 10 am, la 2’ partenza. Con questo mezzo sarei arrivato a san Pedro troppo tardi per poter andare a Sassandra lo stesso giorno. Mi sono messo a chiedere se qualcuno volesse cambiare il biglietto con un po' di denaro extra, ma nulla da fare. Esco dalla stazione un po' abbacchiato a prendere un tè. Mentre sono lì mi cerca un ragazzo a cui avevo chiesto se fosse stato interessato a cambiare partenza e che aveva il mio stesso biglietto. Uno non si è presentato e grazie ad una gran botta di fortuna sulla linea yassomokro-san Pedro prendo il bus delle 8! Con questo bus dovrei arrivare in tempo per prendere il bus per Sassandra.  Uscendo dalla città si intravede la ciclopica chiesa di yassomokro. Una riproduzione di san Pietro a Roma, ma più grande. Con 20.000 posto a sedere, tutti condizionati individualmente. Nei laghetti intorno alla cattedrale ci sono tanti fiori acquatici grandi e violetti (penso di loto). Fuori città parecchi acquitrini da cui affiora roccia bianca . Campi di riso e qualche appezzamento di palma da cocco e mais, più avanti , in campi più estesi, palma da olio. Noto una promisquità costante tra degli uccelli bianchi e le vacche al pascolo, probabilmente collaborano in una sorta di simbiosi. Leggo un po' di informazioni sui coccodrilli del palazzo presidenziale. La strada non è in buone condizioni e sono in fondo al bus: si balla troppo per fare foto decenti. Il sistema dei trasporti ivoriano riserva altre sorprese. Passiamo da Sinfra,il bus fa una strada secondaria e non la più grande. Paesaggio via via più verdeggiante. Bosco basso a vista con isolati alberi più alti che svettano, si alternano a spianate con erba e acquitrini. Probabilmente durante la stagione delle piogge sono zone spesso sommerse.  Passeggeri della upper class. Bei vestiti puliti, monili alle braccia e/o orecchie delle signore, smartphone(anche più d’uno per passeggero) e bambine con abiti tipo bomboniera. La mia tosse persiste. Stamattina avevo anche un po' di mal di gola. La strada peggiora sensibilmente. Mancano 170 km a san Pedro. Terreno più ondulato. Boschetti di alberi coltivati,, alti 5/6 metri uguali tra loro e a distanza regolare.  Sono piante di caucciù! (Avevo intravisto i contenitori alla base del tronco, ma non ero sicuro) Acachú, in lingua locale. L'albero di caucciù praticamente sale dritto con pochissimi rami (o sono tagliati), fa le foglie in cima e ha la corteccia tendenzialmente di colori chiari, pezzata di colori differenti.  La mia fonte attendibile e autorevole aggiunge che fra poco, un po' più a sud, iniziano invece le piantagioni di cacao. A Yabayo impegnamo la strada verso sud. Un gran movimento di donne con catini di metallo in testa offrono acqua, pop corn, uova et similia.  Si iniziano a vedere teli con bacche di cacao a seccare nei villaggi.
I cinesi, oltre a fare le strade come in tanti paesi africani (l'autista di moto di Odiennè ci aveva lavorato, mi ha fatto vedere anche delle foto), stanno organizzando la tv via satellite. Spesso si vedono nei villaggi le 2 bandiere affiancate con scritto che la televisione sarà disponibile per i villaggi ivoriani.  Alla stazione di servizio abbiamo atteso un bel po' a fare rifornimento perché c’era un furgoncino pieno di taniche da riempire e ho mangiato un panino con fegato cipolla e piccante; Anzi più correttamente elencherei
Piccante
Fegato
Cipolla.
Accuso un pò, mi sa che la carne non era proprio fresca. Se ne sentivate la mancanza, è salito uno con la gallina d'ordinanza. Fa ridere che quando prende le buche a destra tutte le teste (e qualche corpo del corridoio) si spostano a destra, e ugualmente quando la buca è a sinistra. A 70 km da san Pedro il terreno si rifà fondamentalmente piatto. Ci sono leggere ondulazioni, ma non ci sono rilievi che bloccano la vista. Passiamo vari torrenti secchi. In tv film d'azione che parla di rapimenti / spie /agenti speciali.
Sosta a Meagui. Città monopiano. Una distesa di tetti di lamiera colorati dalla terra rossa. Qualche cavo volante e un paio di minareti. Noto anche un campanile. Compro 2 uova, sperando mi passi il mal di stomaco (che va migliorando). Pare che non si trovino con i posti, tardiamo un po' a partire, ma alla fine ripartiamo.
Una delle 2 uova comprate era poco cotta, la ho data alla nonna della bambina bomboniera facendo la figura di quello generoso, ma lei si è accorta benissimo che non riuscivo a sbucciarlo bene.  Stavolta sono 2 vecchi che non sanno dove scendere. Ogni volta che si attraversa un abitato fanno fermare e dicono caiú caiú. E non è questo  posto Sono sempre più stanco, mancano 50 km e inizia a ad essere il crepuscolo. Anche la fame si fa sentire. Vedo nei paesi il tipico venditore di capra cotta. Alla vista una lastra di metallo bucata appoggiata ad una U fatta di mattoni. A volte ha del pollo a cuocere, ma non è il caso di essere pessimisti, potrebbe avere capra nei pacchetti. Si vai lì , si indica un pacchetto o una cifra, lui lo apre e finisce di cuocerlo. Poi ci mette sale, cipolla cruda (a volte già in parte cotta) e peperoncino fresco (a volte in polvere). Poi poggia la carta del pacchetto stesso sulla carne finita di cuocere e lo avvolge. Dopodichè te lo porge amorevolmente con uno stecchino. Buon appetito!!
Le caratteristiche della terra degli ultimi km sono proibitive, non mi stupisce che i coloni nonostante tutto l’impegno profuso,  non fossero riusciti a penetrarvi. Si alternano alture, basse, ma ripide, ad acquitrini. In 400 mt si va da acquitrino, salita ripida tipo 15/20 mt di dislivello e poi giù di nuovo, dove c’è un altro acquitrino. E si ricomincia. Questa è la stagione secca e si vedono parecchi acquitrini, nella stagione delle piogge immagino che la situazione sia ancora più proibitiva. Ora nei minuscoli “fondovalle” ci sono campi tipo risaie e sulle collinette caucciù. Ma quando era tutto vergine chissà che fatica avanzare! E chissà gli insetti!!
.. Infatti non c'è la facevano... C'erano solo stazioni commerciali sulla costa.
Finalmente raggiungo il bivio tra San pedro e Sassandra. Il mezzo c’è , ma dopo un'ora di attesa stiamo ancora aspettando che il mezzo parta. Nel frattempo mangio una pannocchia lessa e un generico “gateau”, dolce. C'è luce più a lungo che nel nord. Alla fine si parte alle 18.30. La strada è messa veramente male. Roba da camel trophy. Nella stagione delle piogge so che questa strada è chiusa. L’umidità picchia duro: si suda un sacco. La mia tonsilla destra inizia a fare decisamente male. Stasera mi Drogo.  Ad un certo punto L'autista non trova il portafoglio e si ferma in mezzo al nulla. Una Ottima opportunità per guardare il cielo: Orione è molto alto, diciamo a 50/60° sull'orizzonte. In Italia normalmente è basso. Cerco Cassiopea. Si vede:bassa. Direi sotto i 30°. Per togliermi dalla luce dei fari ho messo i piedi in una pozzanghera (20 cm di pozzanghera) e ora ho le scarpe bagnate. Domani ciabatte: così sono anche sicuro di fare molto poco. Il mal di gola si fa più forte.
Bontà sua, l’autista del bus ci ha lasciati a 4 km dalla città. Sono arrivato in città in taxi insieme a 5 donne (e nessuna voleva sedere di fianco a me davanti). Al 3° hotel pieno, mi devo buttare sul *** a conduzione francese. Trattativa cortese, ma serrata. Alla fine concludo a 18000xof. 26€ di camera! Una macchia indelebile nella carriera. La camera è bella, c'è frigo, bagno in camera e balconcino con vista. Li vale tutti i 26€, ma il curriculum è segnato ormai definitivamente.  Sono uscito a cercare cibo e ho trovato omelette o spaghetti. Mangio una dolorosa omelette mentre In TV sorprendentemente viene trasmessa la serie A; Aspetto il servizio su Lecce – Brescia. Il Lecce ne ha presi 3, altro dolore assieme al mal di gola. Tornando con le mie ciabatte in hotel sento un rumore forte provenire da un canaletto. Chiedo e mi confermano quello che immaginavo: è un minuscolo insetto che la sera fa un gran casino. Ho provato ad individuarlo aiutato dai locals, ma non ci siamo riusciti. Arrivo in hotel, prendo un’aspirina e vado a dormire.
17 dicembre 19, Hotel Le polet *** , Sassandra
Sveglia alle 9. Lavo gran parte degli abiti e salgo sul terrazzo a stendere. La vista è molto bella. Si vede il canalone alla cui fine c’è Sassandra. Il canalone altro non è che la valle del fiume Sassandra. Presso l’estuario del fiume ci sono le rovine della casa del governatore. Dall’altra parte del fiume un lembo della spiaggia dall’altra parte si insinua nell’estuario. Esili ed alte palme da cocco fanno da cornice alla spiaggia di colore beige scuro/marroncino. Mentre sono sulla terrazza un falchetto che gira intorno al tetto. Mi è passato a 3 metri. Riesco a parlare con il proprietario dell’hotel, gli faccio i complimenti per il bell’hotel e mi accorda anche una riduzione di tariffa. Esco poi con un programma molto blando. Inizio visitando il mercato del pesce tenuto dai pescatori ghanesi. A colazione vorrei dello yoghurt, ma non ne riesco a procurare. Mangio allora una banana arrostita. Le persone del mercato coperto sono molto gioviali. Passo davanti al monumento alle vittime del naufragio del Dumana del 25 dicembre 1943. Camminando oltre trovo altri edifici del passato coloniale di Sassandra: spiccano la banca e vari magazzini di cui parecchi in rovina. Trovo una camera più economica e organizzo il trasferimento. Mentre torno verso l’hotel rivedo un ragazzo francese incontrato ad Abidjan, lui è rimasto sulla costa e ci scambiamo un paio di consigli.
Qui a sassandra c'è una banca, ma non cambia denaro. Mi hanno mandato in un negozio (penso un grossista). Sono arrivato e il tizio dietro il bancone stava contando decine di banconote che passava a quello lì vicino. Ho cambiato 100€ (sono ricco nuovamente) con un'altro addetto. Me ne ha date 7 (65.000franchi) e quello dietro il bancone ancora contava e le passava banconote a quello di fianco. Tornato un uomo danaroso ho ordinato l'aragosta per stasera e ho preso la camera. Praticamente sono in spiaggia.
Mangio una zuppa di pesce piuttosto piccante: alla fine ho il respiro alterato dal piccante, naso che cola e tempia che batte. Dal posto dove mangio si vede l’estuario del fiume. Ci sono tante barche in legno colorate; sono di pescatori Ghanesi da una parte ed Ivoriani poco più a monte. Vari rapaci volano in cerchio sull'estuario del fiume. Mi hanno portato una 1' birra con dentro il ghiaccio. Ne Ho chiesta una senza ed era buona. Poi ne ho chiesta una seconda. Stessa scena. Era meglio se accettavo quella col ghiaccio. Questa è leggermente fresca, è ho dovuto berla in tutta fretta per evitare che si scaldi.  Ci sono varie lucertole che girano nel giardino del ristorante, hanno la testa e parti della coda colorate. Sono ottimi saltatori e arrampicatori. Ho assistito ad un inseguimento. Una grande colorata inseguiva una piccola monocolore. Non mi è chiaro se fosse un maschio che inseguiva una femmina, o se sono razze differenti ed era una lotta per il territorio. Stamattina le ciabatte mi hanno fatto venire delle vescichette ai piedi. Un altro buon motivo per non fare una fava oggi pomeriggio oltre a:
-Bere birra
-Sudare
-Cambiare maglietta
-Ripetere
La gola va molto meglio, ma ho ancora tosse, fa male all'altezza dei bronchi. A pomeriggio dormita massiccia supportato dall’amico ventilatore e visita delle rovine della residenza del governatore e del villaggio dei pescatori ivoriani con Landrei, un ragazzo del luogo. Presso la casa del governatore mi fa vedere uno spazio infossato nel terreno e (ora coltivato) dove avveniva la selezione degli schiavi, una pietra a forma di testa di gorilla e una sorta di altarino di cui non ho capito granchè. Successivamente nel villaggio di pescatori ivoriani mi introduce al capo del villaggio, beviamo una bottiglia di vino di palma (non fermentato) e mi porta da tale Oscar, rivenditore di (super) alcoholici fermentati. Mi danno il benvenuto e beviamo un bicchierino. Noto anche gli affumicatoi locali. Sono in terra, alti circa un metro e di sezione circolare.  Bel posto il villaggetto, mi piace. Molto molto basic. Chiamo Mariana bevendo una birra e poi vado a mangiare l'aragosta ordinata a pomeriggio. Per strada entro da  Aspetto un bel po', ma poi arriva. Ho chiesto come la ha cotta, ha detto arrostita. sopra c'era una salsa all'aglio molto buona. 22€ di piatto, ma devo dire abbondante e saporita. Nel frattempo grosso incendio! Un edificio ha preso fuoco sul versante di fronte al mio, nella zona subito alle spalle del posto dove ho mangiato ieri sera. Le fiamme aumentano e avvolgono i tetti delle case vicine a quella da dove si è originato. Dopo aver finito di mangiare mi avvicino. Sono arrivati i pompieri, ma tetto e gran parte delle pareti sono andate distrutte. Arrivato lì e il fuoco era pressoché spento. Sono bruciate varie case, non solo 1. Si coglie la solidarietà dei compaesani nei confronti del gruppo di persone rimaste senza nulla. A  mezzanotte  la cintura di Orione è allo zenit. Proprio sopra la mia testa.  Alle 2 del mattino scarica piccante!!
18 dicembre ’19 , hotel la cotiere, Sassandra
Sveglia molto presto. Vado in spiaggia a guardare l’alba. La trovo più popolata di quel che immagino. Una delle persone con cui parlo è una persona di cui ho già sentito: ha dei bungalow sulla spiaggia non lontano da Sassandra. Con lui andiamo alla foresta sacra di Sassandra e nella zona del nuovo porto peschereccio. Ci sono pessime notizie per Sassandra. Cinesi e giapponesi stanno costruendo un porto peschereccio. La storia insegna che lo hanno fatto in Ghana e ora i pescatori ghanesi sono emigrati da queste parti. Pescano con grandi navi e hanno reti a maglie fitte . Con i pesci piccoli fanno le salse e in acqua resta proprio poco. Purtroppo è successo lo stesso anche in Senegal. Subito dopo sono andato al mercato a comprare del miele e delle verdure per stasera. Ho fatto ulteriori domande per il machete.Un buon machete ha la lama che non fa andare lo shock del colpo sul polso, ma lo ammortizza. Oltre a quello che serve per la cena tranne il pesce (che era sotto il sole sulla bancarella ben contornato da mosche), sono tornato indietro con un machete e un ventaglio in foglia di palma.  Chiedo un caffè e mi addebitano una colazione (carissima) che oltretutto ho mandato indietro e non ho consumato. Lascio lo zaino nell’hotel del giorno prima e nel pomeriggio faccio un giro delle spiagge (a piedi) e relativi bagni. Per raggiungere la prima prendo un taxi (che ovviamente non aveva il resto). Inizia una trattativa esilarante. Riesco a pagare comprando da una signora lì vicino qualcosa da mangiare. Per raggiungere le spiagge bisogna scendere delle discese che regalano delle belle viste. La costa non è eccessivamente frastagliata. La prima spiaggia che vedo ha un posto che potrebbe andare bene, ma non vedo i bungalow che mi hanno descritto e decido di andare oltre. Superando il promontorio roccioso raggiungo Yaba, una bella spiaggia di color ocra, bordeggiata da palme da cocco. Ci trovo un olandese sulla 70ina. Dice che farà delle camere, ma che al momento non può ospitare nessuno. Subito dietro la spiaggia c’è uno specchio d’acqua ferma, parrebbe dolce, i ragazzi ci si bagnano. Per essere sicuro di trovare da dormire in spiaggia mi consigliano di andare a Grand Drevin (già citatami da Landrei). Ci arrivo poco prima del tramonto, facendo un po' di autostop mi carica una moto che mi porta proprio alla spiaggia. Qui mi faccio un gran bel bagno giocando con le onde. Il sostituto del gestore, Cisco, era decisamente ubriaco. Ci sono 2 ragazze canadesi. Non parliamo molto all’inizio, ma poi leghiamo abbastanza. Una è giornalista su un settimanale , ha uno sguardo sbarrato poco rassicurante ed è venuta a trovare l'amica. L'altra sta pedalando dal Marocco (ci ha messo un anno circa). Non parliamo molto all’inizio, ma poi parliamo per un po'. Cisco riesce comunque a darci da mangiare. Una cena abbondante, con riso, pesce, sardine sottolio e verdure (tra cui le mie). Lo spazio è ben organizzato: sono riusciti ad ottenere una zona con erba, sotto le palme proprio a ridosso della spiaggia. Vicino al campeggio c’è un piccolo villaggio con case in legno. Tra gli ospiti/gestori del campeggio c’è un ragazzo del Ghana che parla inglese (Richard). Mi dice che il mare si sta facendo via via meno pescoso e che tanti pescatori ghanesi stanno emigrando in costa d’avorio. La sera sotto un bel cielo stellato parlo un po' con la ciclista, anche a lei è piaciuta molto la  Guinea Conakry. Il giaciglio per la notte non era granchè confortevole: un materasso di spugna a terra, in una baracca dal pavimento in cemento. Molto umido, prima troppo caldo, poi invece freddo. Tossisco molto.
19 dicembre ’19, chez Luis, Grand Drevin
Mi sveglio che è ancora buio. Mi alzo e aspetto l’alba. Mentre la luna piano piano si avvicina all’orizzonte vedo varie coppie di pescatori che prendono il mare. Le barche (in legno) sono in secco sulla spiaggia. Vengono spostate dentro l’acqua facendo rotolare un tubo che poi resta a terra. Ci sono anche pescatori bambini che prendono il mare con il padre. Sulla barca vedo solo la rete e la pagaia. Le piroghe impegnano le onde appena dopo l’entrata e poi si dirigono al largo. Prendo una sedia e la metto in riva all’oceano per gustarmi il cambio di colore del cielo. Nel frattempo si sveglia la giornalista e si prende la sedia. Ne prendo un’altra, facciamo 4 chiacchiere e poi mi sposto momentaneamente. Quando torno ha allungato i piedi sulla sedia! In pratica di 2 sedie che ho preso le usa entrambe lei! Le faccio notare che le sedie le ho portate io e ne riprendo una. Facciamo una chiacchierata mentre il sole spunta dalle nuvole che oscurano l’orizzonte. Quando è piena luce faccio una breve camminata nei dintorni del campeggio.Trovo una spiaggia lunghissima, senza ombra di essere umano. Costeggiata da un fitto sottobosco sovrastato dalle teste delle palme da cocco. Molto molto bello. Spiaggia non fina, tendenzialmente chiara tra marrone e giallo. Mi godo un po' del rumore delle onde e poi torno verso il campeggio. Facciamo colazione con tè, pane e burro di noccioline. Immancabile contrattazione del mattino e poi torniamo a Sassandra. Le ragazze hanno bisogno di una camera. Le porto all’hotel economico e approfitto per fare una doccia. Torno sulla strada principale e prendo un mezzo per andare ad est. Vorrei andare a Grand lahou per vedere la zona umida alla foce del fiume Bandama. C’è anche un grande parco (Assagny), ma so che non riuscirò a vederlo. La strada costeggia sostanzialmente piantagioni di palma da olio . Nel furgone c'è una piccola capra che si lamenta in corrispondenza delle buche più grandi. La strada è in condizioni pessime. Sto avvicinandomi a Abidjan anche per non farla l'ultimo giorno (che se si scassa il mezzo sono fregato). L'aragosta ha un po' impattato sulle mie finanze e devo nuovamente cambiare/prelevare. Se riesco vorrei provare l'ananas selvatico. Ha forma allungata tipo banana ed ha la polpa bianca. Pare sia dolcissimo. Le ragazze canadesi la hanno provata a san Pedro. Ad un certo punto ci fermiamo ad un posto di blocco. Sono un po' confuso. Sono civili, armati, presidiano le strade armati (chi fermano e perché non mi è affatto chiaro). Sono provenienti da paesi confinanti (quelli della grande immigrazione degli anni 80 per l'agricoltura). Hanno legami con una certa parte religiosa/mistica, infatti uno di loro aveva un copricapo a 3 corna.. La bandiera è rossa uniforme e tinta unita, a forma di tipo banderuola (molto piu lunga che alta tipo 10 cm x 50). Wikipedia mi viene in soccorso:
Il Dozo (anche Donzo , Bambara per cacciatore , pl. Donzow ) sono cacciatori tradizionali nel nord della Costa d'Avorio , nel sud - est del Mali e nel Burkina Faso , e membri di una co-confraternita contenente cacciatori iniziati e figli di Dozo, chiamato Donzo Ton . Non sono un gruppo etnico.   C'è stata una lunga storia di questi collettivi di cacciatori e che i cacciatori fossero spesso visti dai vicini agricoltori o pastori come dotati di potere, saggezza e forza speciali. Organizzazioni collettive, come molte vocazioni nell'Africa occidentale, esistevano in parte per formare e trasmettere le competenze necessarie. I cacciatori, tuttavia, si trovano in ogni comunità e non sono un ruolo strettamente ereditato. Si ritiene che gli amuleti ( gris-gris ) indossati da Dozos possiedano proprietà magiche che li proteggono dai danni e ne amplificano la visione e l' udito . Si dice che tali amuleti, indossati su abiti da caccia marroni ereditati e cappelli speciali li rendano a prova di proiettile . Ogni Donzo Ton locale è guidato da un cacciatore anziano, il donzokuntigi . Insieme al rituale e all'iniziazione, i locali Donzo Ton si incontreranno per discutere del loro lavoro, organizzare cacce o risolvere i reclami interni, spesso durante la riunione di Tigiigi per tutta la notte . In questo modo, Donzo Ton funziona in modo molto simile a una corporazione occidentale . Parte della tradizione culturale e rituale del Donzo comporta sacrificio e protezione della comunità. Nella credenza tradizionale, gli animali selvatici uccisi dai cacciatori rilasciarono un nyama , uno spirito distruttivo che affliggeva la comunità che beneficiava dell'uccisione. Donzo Ton si è allenato per eseguire rituali, purificare il nyama e consentire loro di condividere la loro generosità con la comunità dei non cacciatori e di agire come guardiani spirituali delle comunità stabilite dalle forze maligne della foresta o del cespuglio.       Donzow divenne guardia a noleggio negli anni instabili prima della guerra civile ivoriana del 2002-2005 , la loro rete divenne associata a gruppi settentrionali che guidavano le forze ribelli. Il Donzo Ton fu visto come salvatori da alcuni nel sud.
Al momento , mi dicono i locali ,pare che il presidente se li tenga buoni anche se la guerra civile è finita, perché alle prossime elezioni di sicuro “faranno comodo”.
Arrivato a Nizda tasto con mano l’impossibilità di prelevare . Con il contante che ho mi avvicino all’imbarcadero e sul pullman una signora mi mette in guardia sui prezzi delle camere a Grand Lahou. L’offerta di hotel è molto limitata e i pochi hotel presenti sono cari. Facciamo anche un paio di telefonate ed in effetti non ho abbastanza contante con me per pagare gli hotel disponibili. La situazione pare arrivata ad un punto morto, senonchè  un barcaiolo presenta una situazione che potrebbe interessarmi. Praticamente mi farebbe ospitare nella casa in spiaggia di un imprenditore libanese della pesca. Un paio di chiamate e la cosa va in porto. Mi compero la cena e un paio di birre e nella completa oscurità salgo su una minuscola barca. Colgo che passiamo una zona coperta di piante acquatiche e poi attraversiamo la laguna da parte a parte. Arriviamo a Braffedon, la lingua di spiaggia dalla parte opposta di Grand Lahou, rispetto alla foce della laguna.  Sulla spiaggia ci sono alcune costruzioni in mattoni attorno ad una aia punteggiata da palme da cocco. Qui Jafar mi fa mettere a mio agio mentre i suoi sottoposti attaccano pezzi di pesce a lenze lunghissime. Jafar è un signore di stazza importante con base a Abidjan. Questa è la sua casa al mare, ha iniziato a costruirla 16 anni fa per fuggire dal caos della capitale commerciale del paese. La spiaggia di gran Lahou è lunga circa 40km ed è fortemente minacciata dall' erosione. Nelle cronache degli Europei esploratori era larga quasi 2 km, ora ne restano un paio di 100metri e Jafar mi dice che negli anni in cui ha frequentato questi posti ha visto scomparire vari metri di arenile.  Faccio una passeggiata sulla spiaggia, ci sono delle belle stelle. Mangio quello che ho comprato, condivido le birre con i sottoposti di Jafar e dopo una breve chiacchierata vado a letto. La mia stanzetta è caldissima! Apro tutto quel che riesco e chiamo Marta. Dopo che la camera si ventola un po' riesco a dormire, con un po' meno tosse. 

20 dicembre ‘19 casa di Jafar, braffedon

Sveglia alle 6.20. Inizialmente vorrei andare via il prima possibile, ma poi faccio una lunga e gradevole camminata sulla spiaggia.  Ci sono poche palme sulla spiaggia. La grande laguna dietro,  la laguna di Tadio, è molto bella. Tutto intorno alla grande laguna c’è una rigogliosa vegetazione che attira tanti uccelli. Passo da un paio di villaggi di pescatori. Ci sono case di legno molto leggero, apparentemente senza acqua né elettricità. Il bagnasciuga è popolato di granchi che camminano finchè non arriva l’onda. A quel punto si appiattiscono il più possibile e (immagino) sperano che l’onda non li sposti qualche metro più in dentro. Quando l’onda si ritira, rialzano la testa dalla sabbia e riprendono a camminare nella loro direzione. Sono di un colore molto simile alla sabbia: perfino la macchina fotografica fatica a metterli a fuoco. Il rumore delle onde dell'Oceano è diverso da quelle del mare. Fondamentalmente siccome l'onda fa il cerchio quasi completo, quando arriva sull'altra acqua fa una sorta di schianto. La forma penso cambi in relazione al fondale. Sono leggermente meno frequenti rispetto a quelle del mare, ma sono praticamente tutte grosse. Ogni tanto sono più alte e fanno più rumore. Purtroppo segnalo che alcune onde restituiscono schiuma, che poi resta sul bagnasciuga una volta che l’onda si è ritirata. Arrivo quasi al punto in cui l’acqua del fiume e della laguna sfocia nell’oceano. Ci sono tanti rapaci e trampolieri di varia grandezza che volano nella zona, soprattutto attorno alle pozze d’acqua (immagino dolce), che si vedono qua e là sulla lingua di sabbia.  L’innalzamento del livello del mare sarebbe una catastrofe per l’ecosistema della laguna: le acque salate dell’oceano entrerebbero rendendo salmastre le acque della laguna. In mare noto le barche cinesi che battono il mare per la pesca. Come mi aveva detto Jafar ce ne sono 13 e non smettono mai di fare avanti e indietro. Tornato presso la casa Il signore libanese mi informa che deve portare a riparare un motore fuoribordo. Una occasione ghiotta ghiotta per una crociera sulla laguna e per visitare il villaggio di pescatori ghanesi che si trova dall’altra parte della  laguna. Ci vado con Guillame, il tuttofare (nerissimo) della casa.  Abbiamo incrociato varie piroghe, ne ricordo in particolare una con una signora parecchio avanti con l’età. Qui le fanno scavate nei tronchi. Ci si siede in fondo e si dà di pagaia. Sulla rotta dell’andata ci siamo fermati in una baracchetta a lato laguna, appena fuori  dei giovani giocavano a carte. Ci siamo fermati per un bicchierino di kutuku. Devo dire veramente buono. Se non fosse stato che era mattina ed ero a stomaco vuoto. Carichiamo 3 ragazzi che lasceremo più avanti e proseguiamo. Arrivati al paesino raggiungiamo l’officina. Qui sperimento l’approccio al lavoro tipicamente ligure del meccanico: è stanco, per lui la giornata è finita. Bisogna sostituire il pezzo,che pare essere già nell'officina, ma lui è steso sulla panca all’ombra e per lui la mezza giornata è finita, se ne parla nel pomeriggio, forse. Il tuttofare cerca di convincerlo, ma mi sa con pochi risultati. Nel frattempo facciamo un giro del villaggio. Le strade sono in sabbia e le case in legno. Faccio colazione in una baracca del villaggio con pesce fritto, cipolla piccante e accechè (l’accechè è una sorta di cus cus, che viene venduto in buste di plastica, lo si usa come pane). Il nostro giro passa vicino ad una chiesa in pietra che pare di inizio secolo scorso con relativo cimitero, il centro della salute rurale e la spiaggia. La luce alta del sole filtra attraverso le onde quando frangono sul bagnasciuga e l’acqua prende proprio un bel colore. Tornati dal meccanico ,arrivano altri fuoribordo! Il meccanico subisce pressioni da pescatori che ne hanno bisogno per lavorare.  Qui la cosa si fa lunga, e se mi chiude la banca dovrò andare dove c'è un bancomat (e sperare che funzioni h24). Qui spesso sono all'interno delle banche e se la banca è chiusa ci si attacca. Guillaume chiama Jafar che lo richiama alla base. Tornando il capitano della barca si distrae e investe una piroga con un signore sopra (senza fare danni o ferirlo)! Ci fermiamo a chiedere scusa, e, dato che siamo lì, ci facciamo un altro bicchierino di kutukù. Torniamo a casa, saluto Jafar e poi Guillaume mi riporta sulla terraferma. Gli lascio il mio accendino, e lui gradisce molto. Alla fermata testo la già provata fertilità della popolazione locale Su 13 persone ci sono 8 donne con bebè + 1 incintissima. Ho regalato la bottiglia d'acqua al tuttofare (che ci ha tenuto a portare il mio zaino) dimenticando che è venerdì. Qui i 2 venditori di acqua sono chiusi. Mi faccio andare bene una birra, qualcosa devo bere. Non capisco come mai, ma all’interno del bar un tizio mi urla qualcosa. Cerco di capirlo, ma proprio non ci riesco; gli altri avventori mi suggeriscono di lasciarlo perdere.
Sul mezzo mangio i cracker che ho portato da Rosate. Direi che sono alticcio. Di fresco e sicuro c'era solo birra e ho dovuto berla in fretta.Aggiungi i kutuku che ho assaggiato in mattinata ( molto buono, ho comprato apposta una sprite per la bottiglietta) e la cosa si spiega facilmente. Abbiamo costeggiato per un po' il fiume. I bambini piccoli si davano il cambio con invidiabile spirito di gruppo. Quando smette di piangere uno, attacca un altro. Alle 15.30 prendo il quarto mezzo (barca, bus, taxi e ora bus). Salgo su un camion adattato a bus , mi tocca un posto in piedi. Cerco senza successo di ottenere uno sconto. Nel frattempo costeggiamo il parco dal lato nord. Dal bus vedo un uomo che incide la corteccia della pianta di caucciù. Scendo a Dabou, una città abbastanza grande per trovarci un pancomat e prelevo. Dopo un mezzo super efficiente, Sono finito su uno scassone che farà 50km/h come velocità di punta. Scelgo Jacqueville come destinazione, dovrebbe esser pieno di cittadini che vanno al mare a fare festa. Altro cambio di mezzo all’incrocio e poi posso passare il lungo ponte sull’enorme laguna Ebriè. Qui la lingua di terra oltre la laguna è grande. E’ abbastanza grande da farci stare piantagioni di palma da cocco. Il giovane autissta ente l’avvicinarsi della erata e si passa col bigliettaro una bottiglia di vino di palma, mentre io lo assillo su probabili tempi di percorrenza per arrivare ad Abidjan. Arrivati in paese prendo la camera in un campeggio in riva al mare e torno in città. Faccio un giro del mercato dove compero un tessuto per un copripoltrona. Cerco una aspirina per il mio mal di gola. Finisco in una farmacia con l’aria condizionata a 15°,freddissima! Ci si entra sani e si esce ammalati. Successivamente cerco un locale. Ne trovo uno con un palco, bevo una birra con un ragazzo (che scoprirò essere un orfano ,ma che non mi chiederà nulla) e poi decido che è il caso di mangiare bene. Chiedo ad un tassista di portarmi in un buon ristorante. Belle macchine pulite e gente in tiro. Dopo una attesa molto consistente arriva una zuppa di pesce immangiabile per il piccante. Una curiosità, quando fanno le zuppe il pesce viene piegato in due.  Deluso dalla cena (ho lasciato tutto il sugo) ho cercato conforto in uno yoghurt . il frigo era marchiato "antica gelateria del corso"!! Tornato in hotel lavo ciò che mi servirà per il viaggio e vado a dormire.

21 dicembre ’19 ,Chez Laura, Jacqueville

Stamattina alle 5.30 ero in piedi. La notte dormo male. Anche qui mi guardo il crepuscolo sulla spiaggia. Chiedo al custode se riesce a procurarmi dell’ananas selvatico, lui ci prova, ma torna dal mercato con un ananas coltivato, con cui farò colazione. Purtroppo niente ananas selvatico. Bisogna sempre lasciare qualcosa per quando si torna. Ho anche lavato i pantaloni. È stato un po' come quando lavavo la polo. Il color rosso terra indistinto è andato via e al suo posto ci sono macchie definite e ben individuabili. Vorrei rimanere volentieri al mare il più possibile, ma il traffico di Abidjan l'altra volta mi ha impressionato. Parlando col custode scopro qualcosa in più su dosó e, consigliato anche da lui, lascio il campeggio per prendere il mezzo con direzione Abidjan. Al mercato compo dei dolcetti al baobab, sono durissimi, ma hanno il sapore dolciastro del frutto del baobab.. Avvicinandosi ad abidjan si vede che stiamo entrando nella  grande città: i negozi sono ben più forniti (e c'è parecchio traffico). Le mie ciabatte sono finite chissà dove.pace all'anima loro . Se fossero rimaste dal libanese non mi dispiacerebbe. Più probabilmente sono a Drevin.
La stanza di stanotte vince il premio pet friendly. Ho trovato uno stronzetto (2 .5 cm x 0.3 circa di diametro) e ho chiesto al gestore di quale animale potesse essere. Mi ha detto che è di una lucertola di quelle colorate (margoullat). Ha detto che ci vive stabilmente ormai da un bel po'.
Arrivo molto stanco ad Abidjan, lì per lì avevo anche pensato di andare a fare un pisolino in una moschea. La situazione che trovo è super caotica, un caos indistinto: Gente dappertutto, chi fermo, chi in movimento, Gente con pacchi sulla testa, altri con altri pacchi sulla cariola.  Caldo, Clacson , autisti che urlano destinazioni e vice autisti che battono la mano sulle fiancate e urlano a loro volta, sgasate, altri clackson , Più caldo di prima. Autobus grandi che bulleggiano autobus più piccoli, puzza di carburante grezzo e/o bruciato male. Se ti fermi ti dicono che sei sul passaggio, altri con megafono che urlano destinazioni. Ancora più caldo, altri mezzi che sgasano, venditori ambulanti che ti approcciano in lingua locale, Etc , Etc, Etc!!Sul mezzo da jackville avevo trovato un gruppetto musicale (con una gallina in una scatola) diretto poco oltre l'aeroporto. Sul bus mi avevano consigliato di andare già li in zona perché gli ingorghi potrebbero bloccarmi. Mentre sono in stato confusionale, frastornato dalla confusione (fortunatamente) mi prendono con loro. L'idea è prendere un taxi insieme, ma tra bagagli e strumenti non ci si sta. L'idea che maturo è che andare a sudare vicino all'aeroporto è una buona opzione. C'è anche il mare (non sarà come jackville, ma al terminal dei bus c'è veramente troppo casino e io viglio spostarmi). I musicisti sono stati una autentica manna.
L'acqua fresca viene venduta in queste buste da 0,4 o 0,5 litri. Sono una tragedia ecologica. Ce ne sono ovunque e i locali ne buttano ovunque senza il minimo risentimento. I sacchetti spesso stanno al sole durante trasporto o stoccaggio, infatti alcune guide ne sconsigliano l'uso. Oltretutto appena diventa meno fresca l’acqua cambia sapore peggiorando molto. Signore o bambine/ bambini portano sulla testa recipienti metallici o piccoli thermos da 5/8 litri circa con dentro i sacchetti.
Arrivati in zona aereoporto cerco del cibo. Dopo vari giorni mangio del maiale, con cipolla e pomodoro, così provo il vino locale. Si chiama valbonne (o qualcosa del genere): bottiglia da 1 litro e tappo a corona. Non è male, onestamente pensavo molto peggio. Oltre ai santoni per strada col microfono ci sono happening organizzati da religiosi cristiani radicali. Dopo ave visto dei manifesti vedo un camion agghindato con un carico di giovani rumorosi che dovrebbero reclamizzare una serata di preghiera e musica. Passo il resto del pomeriggio con pescatore amante della birra. Mi dicono che c’è una spiaggia vicina: il nome è petit bassam. Pensavo fosse carina, tanto di pagamento per l'entrata.UNA SPIAGGIA MOLTO PICCOLA, RIPIDA E PIENA DI PLASTICA!!! Il primo locale dove andiamo vende la birra all’equivalente di 5€. Io sono esterrefatto. Gli chiedo se il prezzo della birra è così alto perché dai divanetti si vede così tanta plastica - che oltretutto il gestore non pensa minimamente di raccogliere-. Cerchiamo un posto meno pretenzioso. Immancabilmente mi si attacca una ragazza. Mi fa vedere che nel posto che ho scelto ci sono delle “camere”. Delle zone con un perlinato che fa passare luce e aria con all’interno un materasso a terra. Le dico che non ho le velleità a cui lei aspira , né che le pagherò da bere. Se ne va un po' seccata, ma almeno così posso bermi con  Erisman (il pescatore con cui sto passando il pomeriggio) la mia pirra tiepida, con vista porto (Insomma una trashata assurda). Fortunatamente il baraccio era vista mare e non vista spiaggia. All'uscita ho cazziato quello che si è fatto pagare l'entrata e un locale lo ha controcazziato a lungo in lingua locale. Da petit bassam raggiungiamo casa di Erisman. È a meno di un km dall’aereoporto. In città aumenta il livello di tamarraggine. Macchine con luce blu sotto e strobo led colorati attorno alla targa. Non ti aspetti le sfere con i led colorati attorno in cima al bastoncino in plastica e sbagli. Non ci sono Pakistan i a venderli, ma ci sono. Ho lasciato al tassista la lingua arrostita di manzo e non ho potuto provare a lasciare la SIM locale con una riduzione della tariffa. La sim la ho regalata ad un locale in aereoporto.
Altra brutta macchia sul curriculum. Venire rimbalzati al check in perché sei troppo in anticipo. Un'altra situazione simile (ma lì manco ti facevano entrare in aeroporto ) a Khartoum. Cambio in coda le calze e la maglietta. Sala partenze abbastanza caotica, con aria condizionata a palla. Noto una ragazza che fa la mia stessa coda: la cosa un po' più tardi mi salverà. I clienti air France e Air Tunisie imbarcano un sacco di bagagli. Non so come fa a volare st'aereo. Hanno tutti 3 o 4 valigie grandi. Si svela l’arcano, il volo è in ritardo di circa 4 ore. Partiamo con  3.15 di ritardo, volendo essere precisi. Mi metto a dormire su una panchina e chiedo cortesemente a quella ragazza di svegliarmi. Fortunatamente mi ha svegliato! Se no ero ancora lì a dormire sulla panchina. Lo avevo chiesto anche a uno con passaporto italiano sullo stesso volo, che però non mi ha svegliato (che la stitichezza lo colpisca  duramente). Il volo per Tunisi passa senza grandi sorprese, una bella alba rischiara progressivamente le montagne del sud dell’Algeria e arriviamo a Tunisi con la piena luce del mattino. Il ritardo ha impattato poco. Una ragazza in aereoporto suona il piano. Ultimo volo estremamente tranquillo con bella vista della riviera ligure e delle alpi.