mercoledì, giugno 15

27 maggio lepcha homestay vicino tato pani lingdam

sveglia con calma. Uno dei due fratelli ci porta ad un monastero poco distante dalla casa.Percorriamo un tratto di strada carrozzabile e poi saliamo per una scala un pietra e cemento. Queste scale , scopriro', vengono realizzate con l'aiuto degli abitanti dei villaggi. Una volta al mese un componente di ciascuna famiglia deve prestare lavoro gratuitamente per sistemare strade e passaggi, o per altra manutenzione ordinaria. Mentre saliamo il ragazzo ci spiega come si coltiva il cardamomo, vera risorsa per queste terre. Viene comprata e piantata la radice simile ad un bulbo allungato. La radice e' tipo una patata con escrescenze tipo base per tronchetti di diametro inferiore al centimetro, rosse. Una volta piantato e cresciuto circa un anno, si trapianta in altro luogo piu' ampio, lo si fa anche l'anno successivo. La radice genera una pianta dalla foglia larga con bordi rossi; all'apice ha forma di stretto imbuto con fogle arrotolate su se' stesse. Dal terzo anno la pianta inizia a generare fiori bianchi, e soprattutto, all'interno della radice genera il seme. La radice, ra di dimensioni grosse quanto una grossa patata, viene spaccata e se ne estrae il seme. Il seme viene fatto seccare ed e' pronto per essere venduto. Con un terreno cosi' ripido e faticoso da raggiungere una pianta che necessita cosi' poca manutenzione e cura e' una vera manna. Raggiungiamo il piccolo monastero. Attorno ci sono bandiere votive e mani (cilindri votivi). Il gompa e' decisamente piccolo, ed e' chiuso. Torniamo a valle da una strada differente da quella della salita. Il ragazzo ci dice che e' uso fare cosi'; il sentiero intorno al piccolo santuario di fronte al monastero va percorso in senso orario. Passiamo in una scuola la classe che vediamo e' il corrispondente di una 4 elementare. Nella piccola classe ci sono meno di 10 alunni. Alle pareti ci sono disegnati frutti ed elementi dell'ambiente con il corrispondente nome in inglese e alfabeto latino. L'alfabeto completo che c'e' sulla parete e' quello nepalese/inglese. Tornati alla guesthouse mangiamo una insalata, abbiamo parecchi ortaggi e se non li mangiamo marciranno. Dopo mangiato marco fa una siesta e io ne approfitto per fare una passeggiata. Metto i sandali con le calze e prendo la strada che va a valle. Dal ponte a casa mi era molto piaciuta e vorrei ripercorrerla. Sono 5 km. In discesa ci metto poco. Fumo una sigaretta sul ponte sospeso. Molti ponti qui sono fatti a questa maniera. Una struttura in cemento tiene sollevati cavi in acciaio ancorati a terra, a questi cavi e' letteralmente appeso il ponte, normalmente e' in ferro, ma ce ne sono anche di legno fatti alla stessa maniera. Aspetto che passi una auto. Mi diverte sentire che il piano su cui sto ondeggia in verticale. Tornano prendo una scorciatoia, ha gradini di cemento e torno sulla strada principale, poi ne individuo un'altra. Questa non ha gradini, ma pare sia utilizzata. Piu' vado in alto piu' pare che il percorso si faccia inutilizzato. Le pendenze come capita da queste parti sono veramente proibitive e d un certo punto mi trovo ggrappato alle piante dello scosceso versante senza sapere dove andare. Il sentiero lo ho perso, e se ben ricordo la strada non fa piu' zig zag, per cui, per quanto io salga' non ritrovero' la strada. Scopriro' in seguito che questo sentiero porta ad un villaggio abbastanza distante. Ad ogni modo prendo un bastone e mi aiuto con esso per la discesa. Le sanguisughe iniziano ad attaccarmi. Ne ho tre sulle mani. arrivato alla strada mi tolgo i sandali e ne ho decine attaccate alle calze! sono in corrispondenza dei santi dei sandali. Tolgo le calze e fortunatamente ne ho attaccate solo 3. Sono passate in un piccolo buco che ho sulle calze, maledette!!! Sono un po' impanicato perche' per toglierle dalle calze mi si attaccano alle dita. Queste calze, pagate carissime alla rinascente con un buono vinto come premio al lavoro valgono 10 volte il loro valore, la maglia stretta non fa passare le sanguisughe. Mentre sono seduto a terra senza calze a cercare di staccare le maledette sanguisughe dai sandali passa una jeep. Si ferma e mi dice di aggrapparmi dietro. In equilibrio sulla ruota di scorta ci sono gia' due ragazzi. trovo un posticino per me , e tenendo d'occhio i sandali, le calze e le decine di sanguisughe che pian piano se ne vanno dalle calze saliamo lungo la strada dissestata. Prendo in pieno volto le prime fronde, poi ci sto attento e jeep mi porta fino alla guesthouse. Non ci vado. Vado direttamente alle terme. Mentre mi avvicino al piccolo stabilimento supero un anziano che , scortato da due ragazzini, sta andando a fare il bagno sulfureo. Arrivati li' vedo che il signore ha una lunga treccia alla quale c'e' attaccato un grosso nodo di cotone rosso. I bambini lo sfregano. Poi si siede sul bordo, ma scivola! Inizialmente penso che stia immergendosi, poi mi rendo conto che e' in forte difficolta'. Lo sollevo permettendogli di respirare e lo accompagno alla scala. Tossisce vigorosamente e sputa un sacco di volte. Quando pare riprendersi lo accompagno fuori dalla vasca. I ragazzini tolgono il tappo alla vasca. E. un pezzo di legno avvolto in uno straccio. Faccio andare l'acqua calda sulle ferite. Sono un po' preoccupato per i morsi delle sanguisughe. A volte lasciano dentro un animaletto che cammina sottopelle. Marco ne ha uno che sta pian piano camminando sotto il suo tallone, e so che l'esserino non apprezza affatto l'acqua calda. Accompagno il signore alla strada e lo invito per un te' alla guesthouse. Scopre che e' un bon ten, un santone locale. Nella vecchia religione veniva chiamato per fare preghiere agli elementi naturali e alla foresta perche' siano benevoli con gli umani fruitori.Beviamo il te' e cgli faccio qualche domanda. Serviranno 2 interpreti inglese-nepali e nepali-lepcha. Ha 85 anni ed e' l'ultimo rimasto da questa parte della valle. Dall'altra parte ce ne sono tre, ma sono ormai pochissimi. E' un pezzo di storia che se ne va, fagocitato dalla nuova religione buddista che prende sempre piu' piede. Prima di cena scrivero' approfonditamente di cio' che si occupa. A cena mangiamo dal, verdure lesse, e zuppa di ossa di manzo. Poi andiamo a dormire.

 Llepca people 

lepca people sono originari del sikkim. il vestito tradizionale degli uomini e' tok ra fatto di lana la maggior parte di rosso e bianco mescolati pantaloni sono lunghi appena sotto il ginocchio, il cappello e' tondo e ha un cerchio all'apice somak tak tuk (tak vuol dire cappello. le donne portano dum vun i vari colori. In caso di nuova nascita il rito si chiama in sa chun nuk. si chiamano monaci (ora) o il bun tim (santone locale) che fanno preghiere e mettono un uovo in fronte al bambino e poi si mette in un luogo tranquillo. Si pensa che sia di buon augurio. Si beve dumro (ora birra o liquori). La dichiarazione chiama tuc mu (furto della figlia dal padre). La famiglia del ragazzo va in casa della ragazza con cio' che puo' offrire e iniziano negoziazioni. Ultimamente queste negoziazioni non ci sono piu' e si mette tutto insieme. Si chiamano sia i monaci sia bun tim e tradizionalmente si gli inviti sono a voce da parte dei neo sposi (ora si manda lettera di invito). la cerimonia e' molto semplice si mette cada (sciarpina al collo del coniuge)Ora i monaci per 3 giorni prima della cerimonia pregano per la coppia. La poligamia sta sparendo nell'uso locale e ed era solo l'uomo che poteva essere poligamo. In passato se l'uomo andava via il fratello se la faceva con la moglie, ora non si usa piu'. La nuova coppia va nella casa del ragazzo. Quando morivano tradizionalmente il cadavere veniva seppellita, ora c'e' rito buddista. Dopo qualche giorno si guardano le ceneri, si fa caso se i sono impronte di animali , o anche umane sulla cenere. Si pensa che si sia reincarnato e ora sia l'animale che lascia le impronte. il cadavere viene bruciato e il funeralie dura a seconda del livello di benessere della famiglia fino a 7 giorni, mai di piu'. Gli ospiti che partecipano alla cerimonia offrono denaro. Dopo una settimana la preghiera viene ripetuta fino al 49 esimo giorno. La cerimonia viene ripetuta lo stesso giornoi per 4 anni. Il Bun tim e' un uomo che ha poteri legati alla natura, viene chiamato prima del raccolto o prima delle piogge per far si che il raccolto sia buono. Bum tim puo vedere il futuro cantanto dei mantra e utilizzando uova. Se all'interno c'e sangue o qualche parte marcia allora la previsione e' negativa. In quel caso fa rituali (talvolta uccidendo polli) e canta . Sukmut runfat e' un rituale nel quale si prega al vento e pioggia, perche' non danneggi le culture e si sacrificano polli, talvolta capre. Bun tim (nella societa' nepalese gia kri) fa magia bianca, solo negativa. Viene chiamato anche se qualcuno sta male e non si capisce cosa abbia. A volte si aiuta con impasti di erbe. La casa tradizionale e' di legno, con vari ambienti. la cucina , la sala la camera da letto sono stanze separate. I lepcha sono legato al cardamomo. Veniva usato per fare medicine. Ora molte famiglie vivono di quello. Le preghiera mensile si chiama ciu chus. Ha cadenza mensile e ogni ramo della famiglia fornisce ai lama il necessario per mangiare. Una volta all'anno sicari pucha preghiere e si fanno sacrifici al dio della jungla , perche' faccia trovare cacciagione ai cacciatori e erbe ai cercatori. Com chen ciu e' una vetta e la leggenda legata ad esso Il villaggio lepcha e' retto da un capovillaggio. Viene eletto annualmente da tutti gli abitanti sopra i 18 anni. Ogni mese c'e' anche una assemblea in cui si discutono i problemi del momento e si trovano soluzioni. Mensilmente ogni famiglia manda un proprio membro a lavorare per la comunita'; sistemare le strade o i camminamenti, realizzare le scale in pietra e cemento che collegano tra loro i paesi e i monasteri. I paesi sono tra loro connessi da comitati di 5 paesi. Questi comitati hanno giurisdizione su molti temi e i membri si riuniscono e lavorano 6 giorni a settimana. Una leggenda importata dai tibetani e nota ii lepcha e' Ko pot significa coppa d'oro. La legenda dice che un uomo sherpa e una ragazza tibetana erano innamorati e stavano andando in tibet a cavallo. Poi sherpa si ammala e muore. Prima di morire da la coppa d'oro alla ragazza raccomandandosi di non usare le monete e di tenerle nascosta. Se le teneva avrebbe avuto fortuna e benessere. La figlia della ragazza tibetana viene tentata da uno spirito ispirato dal diavolo. Le avrebbe dato a bella collana se gli dava alcune monete dalla kop pot. La ragazzina le da' le monete. La leggenda dice che tutti li ospiti della ragazza, anche solo se gli offre acqua finiscono avvelenati. Ko pot e' una cosa di cui la gente non parla volentieri.

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