mercoledì, marzo 23

20 marzo sri esan 2 hotel Ubon ratchathani

Appena sveglio chiudo lo zaino ed esco motivatissimo, se riesco a prendere il minibus alle 2 posso arrivare a destinazione senza cambi.La citta' ha parecchio da offrire' ma la parte interessante, tutto sommato e' concentrata in una area abbastanza piccola.  Visito vari templi, ognuno con la sua peculiarita' uno ha una statua grande del budda,
un'altro una raccolta di statuine di piccole divinita' portate dai fedeli, ma il pezzo forte e' sicurmente wat thuang si muang. Ci sono 2 tempietti, non enormi, ma molto particolari. Il primo , costruito intorno al 1840, e' in legno e costruito su palafitte, ha anche tre ordini di tetti, come se fossero 3 tetti uno poggiato sopra il sottostante. Aveva funzione di deposito di testi su foglia di palma e costruirlo su palafitte in un piccolo stagno artificiale serviva a tenere lontane le termiti dalla carta e i tarli dal legno. L' interno e' decorato con pitture in stile thai stilizzato nero e oro. C'e' anche una piccola esposizione con i tre alfabeti locali in uso al tempo. A fianco in una struttura architettonicamente meno complessa ci sono pero' delle pitture murali policrome molto interessanti. Resto un po'  li a guardarle. Raffigurano scene di vita quotidiana, ma anche divinita' e regnanti. Quelle ad altezza accesssibile, purtroppo, sono  state rovinate dai curiosi che le toccavano(infatti c'e' scritto di non toccare in vari punti);anche la parete opposta all'entrata pare rovinata, ma piu' da infiltrazioni di acqua che non da curiosita' umana. Il mio giro prosegue. Visito un tempio con delle grandi palle in pietra (tipo 7) su cui i fedeli attaccano foglia d'oro, infine wat chaeng, che mi ha colpito per i portali di legno intagliato. Passo anche in un ristorante, vorrei mangiare del pesce, per essere sicuro di evitare il piccante ma non ho con me abbastanza bath. Tornando in hotel passo attraverso la piazza principale della citta',la stanno pavimentando,ma e' accessibile. Vi si trova una statua a forma di candela con decorazioni molto complesse in onore del re,
una gigantografia del re stesso e il monumento al merito. Il monumento al merito e' stato eretto dai sopravvissuti ai campi di prigionia e lavori forzati durante la seconda guerra mondiale. Principalmente si tratta di inglesi, neozelandesi, australiani e francesi, che, scappati dai campi di lavoro giapponesi, ricevettero supporto e aiuto dalle popolazioni locali, che si assumevano grossi rischi dato che le rappresaglie giapponesi erano notoriamente durissime. Mangio in un mercato coperto che si affaccia sul mun, il fiume locale. Mi oriento su della verdura, cercando di evitare cibi piccanti, ma la cosa non mi riesce affatto, anzi, vedendomi in difficolta' la ragazza mi da un pezzo di pannocchia bollita, per stemperare l'arsura delle fauci. Per non rischiare di non trovare nulla di non piccante compero dei manghi. Recupero il bagaglio e vado verso la stazione. In citta', segnala la mia guida, ci sarebbe un piccolo museo da visitare con una parte relativa alla costruzione delle case, ma non faccio in tempo a visitarla. Prendo l'autobus numero 2 e con andatura molto flemmatica arriviamo appena in tempo in stazione. Salgo sul minibus e si va in direzione Mekong! La cittadina di khong chiam si trova alla confluenza del grande fiume giallo con un piccolo affluente. In teoria, a farne una destinazione turistica e' il fatto che durante la stagione delle piogge, le 2 acque, prima di mescolarsi mantengano colori distinti con un bell'effetto ottico. So che non appeezzero' la cosa non essendo la stagione giusta, ma so anche che a me interessa il fiume e che essendo localita' turistica non mancheranno gli hotels. Salgo sul minivan stanchissimo, lettteralmente morto di sonno. Ancora non mi sono ambientato col clima e non riesco a dormire  bene. La strada verso Khong chiam non e' del tutto pianeggiante, c'e'qualche saliscendi e risaie a terrazzamento. la terra e' riarsa. C'e' qualche tratto di strada operta di foresta, ma non e' fitta, e comunque anche in questi tratti piu' ombreggiati si vede che le piante non vedono acqua da un bel po'. Durante una telefonata con Martino mi conferma che questo anno e' particolarmente secco e che gli agricoltori sono un po' in difficolta'. Appena arrivato vengo corteggiato da un autista di tuc tuc, ma rifiuto, il paesino sara' microscopico. Assistendo alla scena, un ragazzino con il motorino,si offre di darmi un passaggio; mi porta pero' in un resort con bungalow con aria condizionata, io lo ringrazio e lo saluto. Lui sorride e riprende la sua strada. Lascio lo zaino in questo hotel e giro un paio di guesthouse, finche', ne trovo una con le caratteristiche che servono a me.Anche dopo averla trovata, pero' non prendo subito possesso della camera, voglio approfittare della luce. So che c'e' un tempio in cima alla collina e vorrei aspettare la fine del giorno da lli'. Chiedo informazioni ad una ragazza, che mi indica la strada. Mentre sto andando lungo la via indicata, mi si ripresenta, sul sedileposteriore di un motorino. C'e' una strada piu' veloce e meno trafficata, una scala che sale lungo il crinale della collina. E' venuta a cercarmi apposta per dirmelo, la gentilezza di questo popolo non smette di stupirmi. In cima alla scala un signore sta caricando una ruspa su un camion. Aiutandosi con il braccio mecanico riesce a caricare la ruspa sul camion.poi si mette alla guida del camion e porta via la pala meccanica. Proseguo una strada di terra rossa fino a raggiungere il tempio. C'e' un ghedi con pinnacolo d'orato, un tempio e un gong a sfondo politico(?!?) con le bandiere dei paesi dell'ASEAN, l'unione dei paesi del su est asiatico. C'e' anche l'equivalente (piu' o meno)dei nostri campanili, una torre a tre piani dal tetto molto decorato l cui piano piu' alto c'e' un tamburo. A fianco di questo c'e' una struttura in calcestruzzo senza alcuna decorazione, serve come punto panoramico sul fiume e sulla confluenza del fiume che si riversa nel mekong. Come avevo ipotizzato non si apprezza la differenza di colori delle acqe dell'affluente di destra, ma lo spettacolo resta grandioso, il mekong scrre placido trasportando una enorme massa di acqua. Qua e la' ci sono delle secche e affiora il fondale talvolta roccioso, meno spesso sabbioso. Dall'altra parte il Laos, molto meno popolato, a vista non si vede manco una casetta. A sera inoltrata le luci e una fiamma evidenzieranno la presenza umana, ma alla vista pare proprio che non ci sia nessuno. Sul tetto di questa costruzione c'e' anche una piccola panchina, ma e' ben calda per il sole preso tutto il giorno ed e' meglio se evito di sedermi su superfici calde. Resto quindi in piedi a godermi lo spettacolo, col grande gong che riflette una luce sempre piu' rossa e con i monaci che guidano la preghiera della sera. A capo di una fila indiana fanno il giro dello stupa suonando le campane poste lungo illustri perimetro dell'edificio sacro entrandovi per primi seguiti dai fedeli che hanno chiesto di ufficiare il rito.
Torno a valle prima che faccia scuro, nelle zone tropicali dal momento in cui il sole varca la linea dell'orizzonte al momento in cui l'oscurita' e' completa passa poco tempo: una ventina di minuti, massimo mezzora. Al mercato trovo del pesce gatto arrostito. Viene infilato su uno stecco e proposto alla vendita gia' cotto. Mangiandolo sara' ancora tiepido. Affamatissimo vado nella guesthouse e letteralmente lo divoro. Mi colpisce che non e' grasso come ricordavo; il pescegatto ha normalmente una carne abbastanza grassa, tipo salmone. questo aveva la pelle abbastanza viscida di grasso, ma la carne era tipo quella di sgombro, abbastanza magraVado a recuperare lo zaino e vado un po' in riva al fiume, ad apprezzare i rumori che la natura da queste parti accorda su corde vocali differenti, il frinire dei grilli e' fondamentalmente lo stesso, ma uccelli pipistrelli e animali come il geco(che d noi proprio non si sentono) rendono il panorama ancira piu, particolare. Noto, come accennavo prima, una fiamma dall'altra parte del fiume e qualche luce lungo il corso del fiume a circa un chilometro di distanza dalla fine dell'abitato sulla sponda thailandese. Dopo un po', con rumore cadenzato, una barchetta allungata sfida la corrente e risale il fiume. ...pa pa pa pa pa pa... Il motore, apparentemente senza fretta, pare volersi prendere la ragione colloquiando col fiume; sa che appena smettera' con la lenta cantilena iniziera' ad andare a valle, ma in quel momento sara' ancorata dal pilota che gli da' voce.Tornato in hotel litigo col wifi che non pare avere granche' voglia di farmi comunicare e vado a letto

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