martedì, aprile 26

10 aprile royal GH mandalay

Sveglia intorno alle 7. Compero un boccione di acqua. Se comprata a 20 litri alla volta e con il contenitore su cauzione 20 litri di acqua costano meno di 2 bottiglie da un litro. Dato che idea di razionare l'acqua con questo caldo non mi sfiora mi alzo e mi cario l'acqua' ma almeno so di averne in quantita'. Inoltre, riempiendo le stesse bottiglie, non si produce plastica, cosa che chi mi conosce sa che e' una cosa che detesto. Con Claudio avevamo concordato di prendere una moto. Ci sono un sacco di persone che noleggiano moto. Sono per lo piu' 125cc a 4 marceNe trovo uno in buone condizioni, lo provo e si parte. La moto funziona bene e claudio mi via libera. Ho la possibilita' di scannare un po' il mezzo. Lo faccio con gusto! Si voleva arrivare a Mingun, ma il noleggiatore ci ha detto che non avremmo fatto a tempo a tornare e in effetti il ricco programma (saigang,anwa e amarapura)ci ha riportati in citta' giusto in tempo. Percorriamo il lungofiume. Qui si. che ci sono alberi monumentali, alcuni sono anche nel bel mezzo della carreggiata, ma qui loi colorano per renderli evidenti, ci attaccano una ruota, ma non li tagliano. Lungo tutti i 15 km di lungofiume ci sono porticcioli e attracchi. le barche lunghe dal fondo piatto si alternano a chiatte per il trasporto delle merci. Dall'altra parte del fiume le colline di saigang, puntellate di templi e stupa. Dopo la caduta di Bagan nel periodo di relativo caos che ha seguito il vuoto di potere, Saigang e' stata capitale del regno locale dal 1316 per una 50ina di anni, dopo di che la capitale fu spostata a inwa. Per passare il fiume si percorre awa bridge, un ponte di 16 campate in metallo. Ci fermiamo sul ponte per fare qualche foto, poi proseguiamo. Il ponte e' stato distrutto nel 43 per evitare la avanzata delle truppe giapponesi ed e' rimasto interrotto fino al 1956. In cima alla collina ci sono 2 stupa con annesso monastero da cui si hanno delle ampie vedute sulle zone circostanti mandalay. Ia pianura deve essere di tipo alluvionale, data la assoluta mancanza di qualunque rilievo. Tutta la zona e' coltivata e s riescono a distinguere gli appezzamenti di colori differenti. Il pezzo forte e' shin pin nan kain, uno stupa con delle decorazioni vitree interessanti. Da li', a piedi, percorrendo scalinate coperte si arriva ad un'altro monastero. Come quello visto a Bago, anche presenta una galleria interna allo stupa principale dove sono presenti varie statue di budda. Bruciandoci i piedi andiamo a vedere la sala di preghiera piu' in alto. La statua qui e' veramente molto bella, con decorazioni complesse, e l'immancabile led intermittente circolare dubito dietro la testa dell'illuminato. Scendendo sul versante ovest della collina sappiamo esserci delle caverne con dipinti antichi. Seguiamo delle indicazioni che ci portano ad un monastero in legno. E' l'ora piu' calda della giornata e utto e' fermo. Un monaco dorme sotto il piano di calpestio del monastero e ci sono dei sentieri che si inerpicano sulla montagna. Dato che fa molto caldo e on vogliamo fare strada per nulla cerchiamo un altro monaco. Lo troviamo e ci dice che servono le chiavi, e che il guardiano sta nel monastero da dove stiamo scendendo, decidiamo di passare oltre. Entriamo comunque in una piccola grotta per riprenderci dal gran caldo. Dentro ci sono 2 monaci giovanissimi (tipo 7/8 anni) che stanno li' a scappare del caldo. Nella citta' ci sono anche vari edifici coloniali, i resti ( praticamente nulla) di un vecchio forte e sul lungofiume una pianta colossale. Con claudio lo misuriamo, servono 15 persone per abbraciarlo. Restiamo li' in po', io sono stupefatto. Poi ci mettiamo un po' a riprendere il ponte, oltretutto finiamo di fronte ad un traghetto che decidiamo di non prendere, faremo il giro Tutto sommato la strada e' buona, ma la deviazione ci fara' affrontare 2 imprevisti. Mangiamo una zuppa leggera, myanma soup la ha chiamata la ragazza, giovanissima, ch ce l a ha servita in una capannetta di bambu. Beviamo una birrra e ci rimettiamo in marcia. Subito dopo essere partiti, buchiamo; anzi per essere precisi salta la valvola dello pneumatico. il mecccanico sara' molto rapido a cambiare la ruota e ripartiamo alla volta di inwa. La strada per arrivare a Inwa e' costeggiata da mura basse. Inwa (o awa) e, stata capitale per un periodo abbastanza lungo: dal 1364 al 1841. In effetti sulle carte geografiche antiche la birmnia appare come regno di Awa. Della citta' restano delle rovine. incuria e terremti hanno lasciato pochi edifici, ma questi hanno uno stile complesso che denota un lungo periodo di affinazione dellla tecnica e capacita' delle maestranze. Oltre alle mura, basse della strada di accesso si trovano le mura vere e proprie del recinto reale. Sono in mattoni rossi, alte circa 4 metri e spesse 3. Sono circondate da un fossato, ora utilizzato dalle capre per pascolo .All'interno una torre su tre piani retta da colonne relativamente sottili e maha aungmye bonzan Un monastero reale, in mattoni e ricoperto di stucchi. Ha ampie volte, una cripta fresca ma soprattutto gli stucchi che lo ricoprono interamente indicano una certa maestria e tecnica avanzata nella realizzazione. Fuori dalle mura un monastero in legno scuro , del 1834. Siamo andati li' carichi di speranze, ma l'ingresso era a pagamento e la solerte addetta ci ha fatto capire che senza biglietto ci saremmo dovuti accontentare di vederlo da fuori. E' molto bello, in legno scuro, ma per vederlo se ne parla la prossima volta (bisogna sempre lasciare qualcosina). Mentre siamo li a chiedere strada dove c'era parcheggiato il motorino, due carri di buoi che tornano dale risaie. Qui di acqua pare ce ne sia pure troppa, campi allagati e risaie verde chiaro chiaro, quel verde chiaro che a inizio maggio, dalle nostre parti indica chiaramente che ormai la stagione invernale e' passata da tempo e la natura sta per raggiungere il punto in cui e' piu' rigogliosa. La tappa successiva e' Amarapura. Per raggiungerla prendiamo una strada veloce e noto una spia che si accende e si fa sempre piu' frequente. Costeggiamo un lago e arriviamo ad Amarapura, altra capitale, per un periodo piu' breve, appena prima che venisse sposata definitivamente a mandalay. L'attrazione qui e' un ponte di legno in teak lungo poco piu' di 1 km e 600 mt. Il materiale per costruire l u-bein bridge arriva da cio' che restava dei vari palazzi reali. Una volta trasferita la capitale, infatti, il nuovo regnante smontava e trasferiva il trasferibile anche dei palazzi reale e della corte. Ora che la stagione e' secca il ponte sovrasta uno specchio d'acqua per soli 500 metri circa e almeno 5 metri piu' in basso. Subito dopo la stagione delle piogge l'acqua lambisce il ponte. Vicino all'acqua ci sono capanne e baretti che poi vengono smontati quando il livello dell'acqua sale. E' il tramonto e il ponte e' molto frequentato dai turisti. Lo percorriamo interamente e , arrivati dall'altra parte ci beviamo un succo di canna da zucchero. Il tramonto non e' dei piu' spettacolari, ma la giornata e' stata comunque molto intensa. Prendiamo la strada del ritorno, che e' ormai buio pesto.Quella spia si fa viva con sempre piu' frequenza. La benzina pare non sia, l'indicatore non e' ancora manco alla riserva.... finche' il motore si ferma del tutto e non ne vuole proprio sapere di ripartire. Lo facciamo raffreddare mentre beviamo una birra. Anche a motore piu' freddo la situazione non cambia. Un ragazzino si mette ad armeggiare e , dopo aver aperto il serbatoio , emette sentenza definitiva. Siamo rimasti a secco. Compriamo mezzo litro e il mezzo, come per magia, riprende a funzionare. La sera mangio nel mercato notturno. Riso, ceci e cipolle e pollo. I curry sono scarsini per non dire minuscoli, ma tutto sommato bastano e vado a dormire soddisfatto.

Nessun commento:

Posta un commento