mercoledì, gennaio 9

14 dicembre Alloggi per funzionari pubblici in transito Seredou


sveglia prestissimo. La luna è tramontata, ma non ho la prontezza di cercare la cometa nel cielo scuro. Nonostante l'oscurità i miei ospitanti sono già svegli.
 esco dall'edificio, vorrei registrare il suono degli uccellini.
Ho invece trovato un porcile. Sarà  che gli animali erano affamati , ma i maiali si sono agitati un sacco.
 Proseguo la mia passeggiata intorno all'edificio. In 15 minuti da buio pesto che era (si vedevano le stelle)  la luce è  praticamente piena e il sole è giallo.
Erroneamente valuto che il parco apre fra 1 ora abbondante e cerco una maniera per riempire il tempo.
Riprovo a dormire, faccio il bucato e la doccia e parlo un po con l'autista del colonnello (quello che mi ha caricato il telefono nella macchina).
Sostiene  che ci sono auto un po' migliori di quelle scassatissime con cui viaggio di solito.
L'idea (la speranza) è tornare da N'zerekorè a Mamou con una di quelle.
Non so se restare qui. La camera è molto economica e la posizione eccezionale per vedere la cometa. Valuterò in base alla condizione del cielo.
Dopo la foresta vorrei andare a Koulè. Lì c'è un bel ponte di liane.
L’entrata del parco è praticamente attaccata alla struttura dove ho dormito.
Sono un pò pensieroso per il percorso. Temo di rovinare gli unici pantaloni che ho con delle ipotetiche spine (che non ci saranno). Decido di coprirli con delle calze. Il punto panoramico (e sorvegliato) della zona è una antenna, so che non è possibile andare e tornare in giornata.
La parte iniziale della visita prevede un colloquio durante il quale mi si chiede cosa vorrei vedere. Gli faccio presente che so che è un pò tardi (come orario) per gli animali, ma vorrei sentire i suoni , gli odori e l’umidità della jungla. Mi consiglia di prendere 2 guide. Io non sono proprio entusiasta di pagare 2 guide, ma alla fine accetto. Sulla strada troviamo un campo di manioca. La guida ne prende delle radici e la mangiamo cruda. Non ha gran sapore, direi simile al rapanello, ma non è piccante e verso la fine lega un pò in bocca. Ha la consistenza di una carota, leggermente più compatta. il Colore è bianco brillante. Si ossida molto velocemente, in maniera simile alla mela, ma cambia colore forse ancor più rapidamente..
 Il momento non è dei migliori per godere della flora, la foresta pluviale il meglio di se durante la stagione delle piogge. La foresta è delimitata da una zona dove cresce bambù, subito dopo l’umidità aumenta. Iniziamo a risalire la collina.  I sentieri sono molto ben segnati. Quello che più mi colpisce è la altezza degli alberi. Ci sono alberi veramente monumentali. Vivono 50/60 anni, poi normalmente muoiono attaccati dai parassiti.
I parassiti delle piante sono molto vari, alcuni avvolgono gli alberi ( ci si fanno le corde) altri fanno presa sul l'attaccatura dei rami. I più diffusi erano secchi, la foresta pluviale se non piove un po' soffre, in tutti i suoi elementi. Il parassita si presenta come grandi foglie increspate. Quando la pioggia ricomincia si rinverdisce.
Gli alberi più grandi, oltre al noto ed imponente fromage, conosciuto in altre parti del’Africa, sono prevalentemente di 3 tipi. Tutti sono locali. Uno tra i più grandi ha radici aeree. Pian piano la base si alza da terra; immaginate di poggiare le punte delle dita al tavolo col gomito in alto. L’albero pian piano, crescendo allontana il “palmo della mano” dal suolo, il tronco è anche molto grande e, mi dice la guida, è molto ben saldo a terra, difficilmente questo tipo di albero cade. Mi impressiona la grandezza dell’albero definito le neree. E’ l'albero che genera sumbaran. È un frutto che si presenta come un ammasso di lenticchie e ha una forma allungata, tipo una piccola pigna. Si trita e se ne mangia la farina  insieme ad acqua o latte. Il fiore è rosso acceso e pare un soffione di bocca di leone, ma molto molto fitto. Ne troviamo uno scolorito, a terra .I fiori sono a grande altezza, da ogni fiore nascono 5 o 6 frutti.
Ci sono tante farfalle, per lo più piccole e di colore scuro, ma se ne vedono anche di grandi. La più belle sono azzurre di taglia media , o blu e nero un pò più grandi.
Le liane sono molto interessanti. Si alzano autonomamente finchè trovano la luce. A quel punto  si ramificano e poi riscendono. La pianta (quelle fortunate) vive molto a lungo, anche più di 50 anni.
Gli animali di grossa taglia che popolano la parte montuosa della  foresta sono tendenzialmente simili a  capre(gazzelle e simili). C'e Qualche scimmia nella parte più interna. Ci sono anche gatti selvatici. Lucertole e grossi ragni non ci sono: amano il caldo e la foresta pluviale è fresca.
Camaleonti ci sono ma non sono facili da vedere.
Lungo il nostro percorso incontriamo vari spillatori di vino di palma di rafia. I raccoglitori tutti hanno offerto alle guide ( che poi sono militari di stanza qui) il proprio vino di rafia. É differente dal vino di palma “classico” alcoholico provato nel sud dell’egitto. Le piante sono differenti.
Il più buono assaggiato ha un sapore dolce (appena preso) , se si aspetta un pò inizia a fermentare e diventa piccante e amaro (ne ho provati vari).  La palma al 3' anno di vita, a seguito di delle incisioni, inizia a trasudare questo liquido dolce. Trasuda per 3/4 mesi, poi la pianta muore.
Ridiscendiamo dalla collina e troviamo una zona pianeggiante coltivata a riso. La signora che abita lì ci offre il pranzo. Riso con foglia di manioca.
 La presenza dei militari mi pare molto benvoluta, pare quasi che i locali li coccolino (non ho approfondito, ma può essere che i vicini liberiani facciano delle incursioni non proprio amichevoli: so che ci sono pattugliamenti notturni della foresta).
La strada di ritorno che percorriamo è lunga 10 km circa e passa in mezzo ad una foresta non fittissima, ma con alberi veramente imponenti. Passeremo vicino ad una piccola cascata e all’acquedotto che da acqua a Seredou.
Verso la fine del percorso troviamo un baccello grosso come un avambraccio, all’interno ci sono 5 o 6 semi. Quando il baccello si apre , si sente un suono secco, e il baccello cade. Nella zona pianeggiante libera dagli alberi (coltivata a riso) ci sono anche elefanti , ma non ne ho vista traccia.
Approfondisco anche la conoscenza del macete. Qui si chiama pous pous. La differenza è nella forma della lama e nell’impugnatura.
Quello ivoriano termina squadrato e ha impugnatura in legno (ed è più apprezzato), quello del Ghana (potrei sbagliare, magari non è Ghana) termina meno squadrato su uno dei due lati e ha impugnatura in caucciù. Un buon conoscitore di machete ne intuisce la qualità sentendo il suono che fa colpendo la terra con un angolo dello stesso.
Alla fine del giro sono molto stanco, ma voglio dormire nel paese del ponte di liane. Se non arriverò domani a N'zerekorè per vedere il museo nel pomeriggio, dovrò aspettare che passi il giorno di chiusura.
Un ragazzo amico della guida mi ha offerto un passaggio per il paese. Con lui cerchiamo una birra fresca. Al 3' bar ne abbiamo trovato uno col frigo funzionante. Dopo la birra devo aspettare un mezzo per Koulè. Ce n’era uno in partenza, ma ho preferito fermarmi e bere una birra.
 Nella piazza del paese (l'incrocio) i ragazzi si sfidano a saltare le moto affiancate. Ne approfitto per mangiare qualcosa. L’offerta, nella sua semplicità è abbastanza varia: mangio spiedini di manzo (piccanti, con cipolla cruda), un sughetto molto piccante con polpette di pesce (riconosco le spine sotto i denti) e riso con una strana salsa, non ho granchè fame, ma ha un nome impronunciabile e lo provo. Parte un mezzo diretto a Iril, da lì dovrò cercarne altro per i rimanenti 25 km. Raggiungere Iril è stato facile, oltretutto l’auto non parte a spinta!Andare via da Iril non è stato così semplice. Ho trovato un mezzo, ma una volta accettato di portarmi se ne è andato e mi ha lasciato in auto al buio con gli altri passeggeri per 15/20 minuti.
Raggiungiamo comunque Koulè e l’Hotel Africa, reclamizzato per strada. Bella struttura, nuova. Inizialmente, alla mia richiesta di corrente per caricare le batterie mi viene data una batteria della macchina, poi arriva il titolare che accende il gruppo elettrogeno. Mi specifica che sarà acceso per 3 ore, se voglio più ore di corrente dovrò pagare il carburante per il gruppo elettrogeno.
Sono a pezzi, oggi ho camminato 15 km circa ma  ho visto un reggae bar di fianco all’hotel. Metto a caricare i miei aggeggi elettronici ed esco.
Arrivato sul posto constato che il reggae bar alla fine era una stazione di carica di cellulari e batterie. C'erano anche delle sorta di slot machines. Due giri di piccole lampadine verdi che giravano al prezzo di un gettone metallico. Un ragazzo ci giocava schiacciando a caso i pulsanti davanti al vetro accompagnato da musica africana a tutto volume che usciva dal “negozio”.
 Accompagnato da due ragazzi locali sui 28 anni raggiungiamo, nel buio un gran bel posto per una birra (tiepida):
Semi Buio
Pareti spoglie
Disagio sociale palpabile.
Prendo una birra per me e una per i ragazzi e torniamo al punto di partenza.
Durante il ritorno li informo che c’è una cometa che sta passandoci sulla testa e in effetti si vedono un gran numero di meteore, sono lunghe e luminose.

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