giovedì, maggio 2

10 marzo pension haddad, Tripoli

Sveglia alle 8.30. Vado alla fermata e chiedo i nformazioniad un pullmino privato. Mi indicano la fermata, ma poi l’autista mi raggiunge e mi divce che i committenti del pullmino sono disposti a darmi un passaggio e così inizia la salita. Il pullmino si riempie sempre più di ragazzini. Si sale di quota. I versanti della montagna sono caratterizzati da terrazzamenti anche di piccole dimensioni: l’uomo cerca di strappare alla montagna della terra coltivabile. La roccia che affiora è bianchissima. La vegetazione è la classica macchia mediterranea, bassa. Gli edifici incompleti, come in tante altre parti del libano, sono tantissimi. La città di Mcallè ha al suo interno diverse chiese grandi e vanta , immediatamente sopra di essa , una cima innevata. Mi lasciano all’ufficio turistico. Qui mi rendo conto di quanto la valle sia scoscesa. É praticamente una spaccatura della terra. Non mi stupisce che venisse usato come rifugio per i perseguitati religiosi: l’accesso al fondo della valle è estremamente complicato. Decido di visitare le tombe fenicie appena sopra l’ufficio turistico e poi scendere verso il fondovalle per visitare i monasteri e le cappellette; decido di visitare il monastero con gli affreschi meglio conservati. La tomba fenicia si individua facilmente: c’è una sorta di cono in pietra, in posizione molto panoramica: si colgono le cime innevate delle montagne, la città di Mcallè e la strettissima valle di . All’interno ci sono 3 scomparti dove andavano i sarcofagi. Individuo da lì il sentiero per raggiungere il fondovalle. Noto anche una scala da cui sta salendo un signore. Immaginando che la scala mettesse in comunicazione le 2 strade la raggiungo e arrivo fino alla fine. Appunto, la fine della scala: sotto ci sono pochi terrazzamenti e la strada che devo raggiungere.  Peccato che i 3 terrazzamenti che paiono facilmente oltrepassabili abbondino , nelle parti dove si può passare di rovi, sterpi, spine, qualche coccio di bottiglia e dulcis in fundo triplo filo spinato per raggiungere la strada. Riesco comunque, a costo di qualche taglio a ricalpestare l’asfalto.

La strada per scendere è molto ripida , ma piacevole e ben segnalata. La primavera è visibile nei colori dei fiori selvatici. Le nevi in cima alle montagne regalano diverse cascate che si buttano nel baratro. Questi colori staccano sul colore ocra acceso dei versanti della valle. Incontro dei terrazzamenti coltivati, su uno di questi degli uomini potano delle piante di melo e mi salutano. La scoscesa (discesa è riduttivo) prosegue bene finchè , per un breve tratto, il sentiero è interamente invaso dall’acqua. A sinistra c’è il baratro, a destra c’è un muro verticale. Bastano pochi passi e ho le scarpe completamente bagnate. Raggiungo il fondovalle e incrocio dei ragazzi che hanno fatto campeggio, nonchè degli escursionisti (con zaino enorme) che sono già sulla via dell’unica strada del ritorno. L’amico di Tripoli ieri sera mi aveva avvertito che l’ultimo bus per tripoli è alle 15.30 e l’ascesa è parecchio impegnativa. Ci sono dei furgoni che percorrono il fondo della valle e ne approfitto. Raggiungo così il monastero di Nostra signora di Quaanoubbine. Un cartello fa risalire la fonfazione nel 375 e riporta questo posto come il punto dove il metodo maronita ha avuto inizio. La cappella non è grande e ci sono dei grandi affreschi. Scoprirò che c’è anche una grande reliquia, parzialmente sostituita da una parte in legno. Nella grotta accanto ,si riporta, ci sono stati 7 conclavi della setta. Al ritorno rivedo 2 persone viste nella chiesa. Sono 2  attempati spagnoli, di cui uno haa studiato teologia in italia. Ebbene con loro prendo un pullmino per tornare al parcheggio ad inizio della valle e torno con la loro auto sulla strada principale! Questo, oltre a risparmiarmi una noteviole risalita mi permette di guardare la valle da un’altra prospettiva: la strada per salire, infatti è sul versante opposto rispetto a quello della citta di mcallè. La valle si rivela nuovamente nella sua verticalità.Mi lasciano in una zona da dove riesco a godere dei paesaggi. Nella testa mi canticchio i CCCP, e mi chiedo come è stato possibile un tale cambio del cantante leader del gruppo. Canticchiando raggiungo la strada principale. Prendo un tè e praticamente mi spoglio e faccio asciugare gran parte di quello che ho addosso mentre aspetto il bus. Di fronte ho la cttà di macallè con le sue chiese enormi e la neve a chiudere  il profilo della montagna. Mentre aspetto, prima di prendere il bus assisto ad una scena particolare. Noto una piccola carovana di bus che si fermano presso una curva e che restano lì per parecchio tempo, con i passeggeri che scendono dai bus e che restano lì in zona. Mi avvicino e trovo una situazione divertente e inaspettata. Un gruppo turistico di sudanesi ed eritrei che giocano sulla neve! Nella curva il sole non arriva e li vedo lì che si rotolano e si tirano palle di neve, i volti e le mani, ovviamente, spiccano molto sul bianco della neve. Torno su un bus su cui scelgo un posto scomodissimo e per di più col vetro molto sporco. Tornando in città approfondisco le confessioni presenti nel paese e soprattutto mi incuriosiscono i drusi. Arrivato affamatissimo a Tripoli: mangio un fagottino al formaggio e poi provo i dolcetti locali. I dolcetti hanno fama di essere buonissimi, ed infatti tra quelli alle arachidi e quelli al pistacchio ne faccio incetta. In effetti sono molto buoni, i migliori che avrò modo di provare nel paese.

La sera avrò un colpo di fortuna inaspettato. Conosco 2 ragazzi belgi che devono andare vicino ad anjaar il giorno dopo. Hanno un auto e mi offrono un passaggio!Con loro e hadii andiamo nella località costiera di Batroun in un locale del porto. Assaggio lì la birra locale (almaza) e prendo accordi per il giorno dopo. Chiudo la mia esperienza a tripoli con uno swarma in un postaccio e una doccia. Vado a letto alla 1 circa

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