giovedì, luglio 14

28 e 29 giugno royal hotel sonmarg

Sveglia con calma alle 9 circa. Colazione con miele, parte di un dolce preso a Shrinegar,mango e te. Fumo una Gudan garang e di corsa al bagno. Cacata non dolorosa, ma con strana propulsione, non sono ancora a posto. Nei pressi della hill station c'e' il ghiacciaio khajiar. Si raggiunge con 3 km di cammino. Usciti dal minuscolo centro abitato si passa a fianco di una postazione militare con parecchi camion parcheggiati. Ogni volta che chiedevamo ai locali ci dicevano che mancavano gli stessi 3 km. Comunque arriviamo dopo una breve salita a fianco di un torrente raggiungiamo il ghiacciaio. La nostra marcia viene spesso rallentata da insistenti venditori di servizi (tipo guida o gita organizzata) che rifiutiamo. Un bambino e' particolarmente insistente e mi faccio aiutare da due anziani a fargli capire che non c'e' trippa per gatti. Marco ha invece un approccio diverso, porta auricolari e finge di non sentire, se riesce rifiuta, se no con pezzetti di cioccolata riesce a sbolognare i piccoli. Altra cosa sono i mendicanti, che sono parecchi. Qui vengono indiani danarosi e con questi i mendicanti hanno vita facile. Questi turisti noleggiano cavalli, o si fanno trainare a monte a spalle su slittini di legno .La valle in cui si insinua il ghiacciaio(la ha disegnata il ghiacciaio) ha forma di S. Siamo intorno ai 3000 metri slm. Avvicinandosi al ghiaccio perenne compaiono ai lati della valle e su fin vicino alle vette cumuli di ghiaccio. Nella valle la pietraia evidenzia come il ghiaccio in inverno ricopre tutto. C'e' un bel panorama. Camminiamo per un po' sul ghiaccio, ma poi ne usciamo, se si bagnano le scarpe siamo fritti. La brezza si fa decisamente fresca. Io indosso jeans, maglietta, camicia ,pile e cappello. Il ghiacciaio segue risalendo il corso della valle , ma noi ci fermiamo e riprendiamo la strada per tornare indietro. Beviamo 2 chai nei ristorantini improvvisati lungo la valle. Il primo e' un normale te' nero con latte. Lo beviamo proprio all' inizio della morena. Veniamo circondati da bambini curiosi e interessati che chiedono biscotti. il secondo, detto kaskmiri tea, lo beviamo invece all'inizio della salita, appena fuori dalla pietraia. Siamo sotto teloni in plastica su strutture di legno, intorno a questi c'è un prato disseminato(come tutta la zona) di lasciti organici di poni e capre. Il tea si presenta giallo. Si fa con zafferano e cardamomo. Mentre beviamo questo secondo te' inizia a piovere, l<a temperatura cala, ma smette poco dopo. Decidiamo di tornare facendo una strada differente dall'andata. Si cammina a mezza costa con belle viste sulle montagne. Ci fermiamo per una sigaretta in punto panoramico. Le creste delle montagne sono assolutamente spoglie ed aguzze. Nei crepacci c'e' anche della neve. Proseguiamo il nostro ritorno e dopo aver perso e ritrovato  il sentiero un paio di volte incontriamo un autoctono. Ci facciamo spiegare la strada per scendere a valle e proseguiamo. Mi regala un bastone, non e' proprio facile trovarne qui, gli alberi sono pochi e ci sono un sacco di nomadi che lo usano per cucinare e scaldarsi. Da queste parti vengono a passare l'estate nomadi dalle zone vicine. Finiamo nella tenda di due di questi, della etnia punc rudguori. Sono persone avanti con l'eta' hanno un permesso di 6 mesi per le 50 capre e i 2 cavalli. Sono in una tenda sostenuta da 2 pali. A terra rami di pino su cui sono poggiate stuoie. All'ingresso della tenda(in cui si entra scalzi) una lastra di argilla. Con lo stesso materiale e' fatto il focolare. Un buco e un sostegno per la pentola. L'entrata della tenda e' aperta e composta da triangoli cuciti tra loro e permette al fumo di uscire. La signora ha il capo coperto da uno scialle, abiti colorati e intravedo delle trecce, il signore veste di colore chiaro e ha un turbante in cotone. Sono dello stato di  jammu. Hanno entrambi occhi verdi e rughe profonde. Ci offrono del te', ma e' particolare: tra le pochissime informazioni che riusciamo a fare passare ci dicono che il te' e' fatto con latte di capra. La passeggiata prosegue  solitaria, soddisfatto dell'incontro Marco prende la strada dell'hotel. Arrivo poco lontano. Il fiume ha solo un ponte e superato quello non lo si puo' attraversare. La valle che   prosegue e' ampia e contornata da creste aguzze , spoglie di vegetazione, ma innevate nei crepacci. Passo da un farmacista a fargli vedere i puntini che mi sono comparsi e mi dice che non e' nulla di preoccupante. Piu' preoccupante e' quello che mi dicono alla stazione dei taxi. Ci sono pochi clienti per kargil e l'intera auto costa 5500. Mi sa che faremo autostop. Entra anche in un piccolo ristorante a chiedere informazioni sul kasmiri wazwan. Un piatto a base di capra. Costicchia, ma mi dicono che e' possibile avere riso e un pezzo di capra a prezzo ragionevole e staser mangio li'.mangia li' anche benjamin, anzi lui soggiorna li'; il ristorante ha dellle camere(come il nostro). Mangiamo riso e capra (1 pezzo) con sugo indefinito, speziato, ma non troppo.Marco prova anche il kebab(carne macinata sullo spiedo). Mentre ceniamo scopriamo che benjamin e altri 2 ragazzi fanno il nosro steso percorso. Sono ispanofoni, lei enezuelana e lui spagnolo, vivono ad alicante e staranno in india 40 giorni. programmiamo il giro e ci diamo appuntamento alle 9 del giorno dopo. Marco contrattera' il prezzo e poi si parte. La sera non riesco a prendere sonno, non capisco. Alle 2 sono ancora sveglio  Mangio 2 manghi e mi addormento. Era fame, abbiamo cenato molto presto.

29 giugno royal hotel sonmarg

sveglia abbastanza traumatica. Marco ha trovato un'auto per 500 rupie a testa, ma il tizio aspetta massimo mezz'ora. Ci prepariamo in tempo e partiamo. La strada e' forse la piu' impressionante mai percorsa finora, meritatamente molto in voga tra i motociclisti ed e' anche ben asfaltata (tranne alcuni tratti). Lasciataci alle spalle la valle da dove arrivavamo, la strada costeggia il fianco della montagna lasciando la valle parecchio in basso. Durante la salita passiamo un tratto con terra finissima. Ci sono, inoltre, lunghe file di camion, ci sono 2 passaggi a senso unico alternato. Gli addetti, tutti imbacuccati per evitare la terra che volava, si coordianvano con dei fischietti. Mentre siamo in colonna ci superano 3 motociclisti, hanno una bandiera dell'india. Saliamo ancora costeggiando ormai un baratro. La roccia si presenta in lunghe fasce verticali, scure .Anche dal lato della strada. Attorniata la montagna ci si infila in valli strette, attorniate da montagne enormi, pareti di roccia verticale grandi quanto vari campi da calcio(forse pure una piccola pista di atterraggio), ghiacciai che spuntano dai crepacci o coprono tratti del corso dei  torrenti, cascate e vette innevate. Nel punto piu' alto della strada, 12400 piedi , rivediamo i motociclisti. sono appena arrivati e stanno togliendo i caschi. Sono donne!!! Saltano e lanciano un urlo di soddisfazione per la meta raggiunta.Il torrente che scorre  a fianco della strada e' molto impetuoso. Non e' diritto e ad ogni curva un' altro scenario impressionante. Si vedono enormi e scuri massicci seguirsi seppur immobili e le cime parzialmente innevate aiutano a distinguerli. Altra curva, altro spettacolo, ne compaiono altri e ancora e lo stupore e' collettivo. Ci sono anche degli alpeggi. Ad un certo punto si scende e ne troviamo uno, con relativo gregge, che bruca, in piano. Il paesaggio cambia, le valli si allargano ricompare la vegetazione. Passiamo da brass, uno dei punti abitati piu' freddi del pianeta, il cartello dice il terzo, ma e' un po' arrugginito. Si sale ancora e si lascia il verde kasmir per il ladak, piu' alto di quota e meno verde. In alcune valli e' proprio visibile come arrivata la quota cambia la vegetazione, anzi praticamente scompare.Piu' a monte e' una vegetazione di sole piante pioniere; punteggiano i versanti se trovano terra e hanno gusto a farsi cucinare dal sole e sferzare da vento e gelo. La sfida a chi si fa vedere di piu' a queste altezze e' tra roccia viva e pietre. Nella fattispecie le pietre qui sono di un ocra pallido e la roccia viva anche lei chiara, sul ocra.

Raggiungiamo Kargil dopo che il torrente si butta nel fiume L'autista era motivato, sui 45 anni, parlava poco. arriviamo a punte di 70 km orari!!Prendiamo unastanza in 5 . kargil e' stato crocevia di rotte carovaniere anche molto lunghe. Il museo che visito fotografa l'ultimo caravanserraglio , gestito dall'abile commerciante e dai carovanieri in transito. Molti di questi si sono stabiliti e in kharghil restano tuttora famiglie di varie origini (8) afghana, tibetana, fin mongola. Prima dell'arrivo dei veicoli a motore si trovavano prodotti che venivano dal giappone o dall'europa. Nel piccolo museo una raccolta di cappelli, attrezzatura da carovana,articoli di varia origine degli anni 40. A pranzo con marco e benjamin capra e riso. Non troppo speziato, mi e' piaciuto. C'e' una bella vista da questa parte del fiume sulla citta'. Il sole e' molto forte, e qualche nuvola aiuta.  visitiamo anche una madraza , di recente costruzione. E' a piu' piani attorno ad un patio quadrato. Il cantro e' una strada con negozi. Ci sono tanti venditori di albicocche secche. Io ne sono ghiotto e scelgo il mio venditore. Ci sono vari manifesti inneggianti ed esercizi commerciali che portano il nome di komeini. Prima del buio faccio una passeggiata oltre il fiume vorticoso. Passato il ponte di ferro la strada e' leggermenta in salita, ci sono sia case che negozi. Alcune case sono di pietra.La sera i ragazzi contrattano un trekking da padul, capitale di zanskar, 6 giorni. Sicuramente uno spettacolo. Grand himalaya e' piu' alto come cime, ma ho sentito parlare benizzimo di zanskar. 6 giorni pero' sono troppi, io non sono in gran forma e 6 consecutivi non li gusterei a dovere. Io vorrei contattare claudio lo informo che c'e' questa opportunita' per me. Lui e' in viaggio per manali e il 4 dovrebbe essere a leh. Domattina vediamo se c'e' un passaggio per raggiungere padum. Dubito ci sia, ma tentare non nuoce. Dormiamo in 5 in una

Nessun commento:

Posta un commento