Sveglia con calma
alle 9 circa. Colazione con miele, parte di un dolce preso a Shrinegar,mango e
te. Fumo una Gudan garang e di corsa al bagno. Cacata non dolorosa, ma con
strana propulsione, non sono ancora a posto. Nei pressi della hill station c'e'
il ghiacciaio khajiar. Si raggiunge con 3 km di cammino. Usciti dal minuscolo
centro abitato si passa a fianco di una postazione militare con parecchi camion
parcheggiati. Ogni volta che chiedevamo ai locali ci dicevano che mancavano gli
stessi 3 km. Comunque arriviamo dopo una breve salita a fianco di un torrente
raggiungiamo il ghiacciaio. La nostra marcia viene spesso rallentata da
insistenti venditori di servizi (tipo guida o gita organizzata) che rifiutiamo.
Un bambino e' particolarmente insistente e mi faccio aiutare da due anziani a
fargli capire che non c'e' trippa per gatti. Marco ha invece un approccio
diverso, porta auricolari e finge di non sentire, se riesce rifiuta, se no con
pezzetti di cioccolata riesce a sbolognare i piccoli. Altra cosa sono i
mendicanti, che sono parecchi. Qui vengono indiani danarosi e con questi i
mendicanti hanno vita facile. Questi turisti noleggiano cavalli, o si fanno
trainare a monte a spalle su slittini di legno .La valle in cui si insinua il
ghiacciaio(la ha disegnata il ghiacciaio) ha forma di S. Siamo intorno ai 3000
metri slm. Avvicinandosi al ghiaccio perenne compaiono ai lati della valle e su
fin vicino alle vette cumuli di ghiaccio. Nella valle la pietraia evidenzia
come il ghiaccio in inverno ricopre tutto. C'e' un bel panorama. Camminiamo per
un po' sul ghiaccio, ma poi ne usciamo, se si bagnano le scarpe siamo fritti.
La brezza si fa decisamente fresca. Io indosso jeans, maglietta, camicia ,pile
e cappello. Il ghiacciaio segue risalendo il corso della valle , ma noi ci
fermiamo e riprendiamo la strada per tornare indietro. Beviamo 2 chai nei
ristorantini improvvisati lungo la valle. Il primo e' un normale te' nero con
latte. Lo beviamo proprio all' inizio della morena. Veniamo circondati da bambini
curiosi e interessati che chiedono biscotti. il secondo, detto kaskmiri tea, lo
beviamo invece all'inizio della salita, appena fuori dalla pietraia. Siamo
sotto teloni in plastica su strutture di legno, intorno a questi c'è un prato
disseminato(come tutta la zona) di lasciti organici di poni e capre. Il tea si
presenta giallo. Si fa con zafferano e cardamomo. Mentre beviamo questo secondo
te' inizia a piovere, l<a temperatura cala, ma smette poco dopo. Decidiamo
di tornare facendo una strada differente dall'andata. Si cammina a mezza costa
con belle viste sulle montagne. Ci fermiamo per una sigaretta in punto
panoramico. Le creste delle montagne sono assolutamente spoglie ed aguzze. Nei
crepacci c'e' anche della neve. Proseguiamo il nostro ritorno e dopo aver perso
e ritrovato il sentiero un paio di volte
incontriamo un autoctono. Ci facciamo spiegare la strada per scendere a valle e
proseguiamo. Mi regala un bastone, non e' proprio facile trovarne qui, gli alberi
sono pochi e ci sono un sacco di nomadi che lo usano per cucinare e scaldarsi.
Da queste parti vengono a passare l'estate nomadi dalle zone vicine. Finiamo
nella tenda di due di questi, della etnia punc rudguori. Sono persone avanti
con l'eta' hanno un permesso di 6 mesi per le 50 capre e i 2 cavalli. Sono in
una tenda sostenuta da 2 pali. A terra rami di pino su cui sono poggiate
stuoie. All'ingresso della tenda(in cui si entra scalzi) una lastra di argilla.
Con lo stesso materiale e' fatto il focolare. Un buco e un sostegno per la
pentola. L'entrata della tenda e' aperta e composta da triangoli cuciti tra
loro e permette al fumo di uscire. La signora ha il capo coperto da uno
scialle, abiti colorati e intravedo delle trecce, il signore veste di colore
chiaro e ha un turbante in cotone. Sono dello stato di jammu. Hanno entrambi occhi verdi e rughe
profonde. Ci offrono del te', ma e' particolare: tra le pochissime informazioni
che riusciamo a fare passare ci dicono che il te' e' fatto con latte di capra. La
passeggiata prosegue solitaria, soddisfatto
dell'incontro Marco prende la strada dell'hotel. Arrivo poco lontano. Il fiume
ha solo un ponte e superato quello non lo si puo' attraversare. La valle
che prosegue e' ampia e contornata da
creste aguzze , spoglie di vegetazione, ma innevate nei crepacci. Passo da un
farmacista a fargli vedere i puntini che mi sono comparsi e mi dice che non e'
nulla di preoccupante. Piu' preoccupante e' quello che mi dicono alla stazione
dei taxi. Ci sono pochi clienti per kargil e l'intera auto costa 5500. Mi sa
che faremo autostop. Entra anche in un piccolo ristorante a chiedere
informazioni sul kasmiri wazwan. Un piatto a base di capra. Costicchia, ma mi
dicono che e' possibile avere riso e un pezzo di capra a prezzo ragionevole e
staser mangio li'.mangia li' anche benjamin, anzi lui soggiorna li'; il
ristorante ha dellle camere(come il nostro). Mangiamo riso e capra (1 pezzo)
con sugo indefinito, speziato, ma non troppo.Marco prova anche il kebab(carne
macinata sullo spiedo). Mentre ceniamo scopriamo che benjamin e altri 2 ragazzi
fanno il nosro steso percorso. Sono ispanofoni, lei enezuelana e lui spagnolo,
vivono ad alicante e staranno in india 40 giorni. programmiamo il giro e ci
diamo appuntamento alle 9 del giorno dopo. Marco contrattera' il prezzo e poi si
parte. La sera non riesco a prendere sonno, non capisco. Alle 2 sono ancora
sveglio Mangio 2 manghi e mi addormento.
Era fame, abbiamo cenato molto presto.
29 giugno royal
hotel sonmarg
sveglia
abbastanza traumatica. Marco ha trovato un'auto per 500 rupie a testa, ma il
tizio aspetta massimo mezz'ora. Ci prepariamo in tempo e partiamo. La strada e'
forse la piu' impressionante mai percorsa finora, meritatamente molto in voga
tra i motociclisti ed e' anche ben asfaltata (tranne alcuni tratti). Lasciataci
alle spalle la valle da dove arrivavamo, la strada costeggia il fianco della
montagna lasciando la valle parecchio in basso. Durante la salita passiamo un
tratto con terra finissima. Ci sono, inoltre, lunghe file di camion, ci sono 2
passaggi a senso unico alternato. Gli addetti, tutti imbacuccati per evitare la
terra che volava, si coordianvano con dei fischietti. Mentre siamo in colonna
ci superano 3 motociclisti, hanno una bandiera dell'india. Saliamo ancora
costeggiando ormai un baratro. La roccia si presenta in lunghe fasce verticali,
scure .Anche dal lato della strada. Attorniata la montagna ci si infila in
valli strette, attorniate da montagne enormi, pareti di roccia verticale grandi
quanto vari campi da calcio(forse pure una piccola pista di atterraggio),
ghiacciai che spuntano dai crepacci o coprono tratti del corso dei torrenti, cascate e vette innevate. Nel punto
piu' alto della strada, 12400 piedi , rivediamo i motociclisti. sono appena
arrivati e stanno togliendo i caschi. Sono donne!!! Saltano e lanciano un urlo
di soddisfazione per la meta raggiunta.Il torrente che scorre a fianco della strada e' molto impetuoso. Non
e' diritto e ad ogni curva un' altro scenario impressionante. Si vedono enormi
e scuri massicci seguirsi seppur immobili e le cime parzialmente innevate
aiutano a distinguerli. Altra curva, altro spettacolo, ne compaiono altri e
ancora e lo stupore e' collettivo. Ci sono anche degli alpeggi. Ad un certo
punto si scende e ne troviamo uno, con relativo gregge, che bruca, in piano. Il
paesaggio cambia, le valli si allargano ricompare la vegetazione. Passiamo da
brass, uno dei punti abitati piu' freddi del pianeta, il cartello dice il
terzo, ma e' un po' arrugginito. Si sale ancora e si lascia il verde kasmir per
il ladak, piu' alto di quota e meno verde. In alcune valli e' proprio visibile
come arrivata la quota cambia la vegetazione, anzi praticamente scompare.Piu' a
monte e' una vegetazione di sole piante pioniere; punteggiano i versanti se
trovano terra e hanno gusto a farsi cucinare dal sole e sferzare da vento e
gelo. La sfida a chi si fa vedere di piu' a queste altezze e' tra roccia viva e
pietre. Nella fattispecie le pietre qui sono di un ocra pallido e la roccia
viva anche lei chiara, sul ocra.
Raggiungiamo
Kargil dopo che il torrente si butta nel fiume L'autista era motivato, sui 45
anni, parlava poco. arriviamo a punte di 70 km orari!!Prendiamo unastanza in 5
. kargil e' stato crocevia di rotte carovaniere anche molto lunghe. Il museo
che visito fotografa l'ultimo caravanserraglio , gestito dall'abile
commerciante e dai carovanieri in transito. Molti di questi si sono stabiliti e
in kharghil restano tuttora famiglie di varie origini (8) afghana, tibetana,
fin mongola. Prima dell'arrivo dei veicoli a motore si trovavano prodotti che
venivano dal giappone o dall'europa. Nel piccolo museo una raccolta di
cappelli, attrezzatura da carovana,articoli di varia origine degli anni 40. A
pranzo con marco e benjamin capra e riso. Non troppo speziato, mi e' piaciuto.
C'e' una bella vista da questa parte del fiume sulla citta'. Il sole e' molto
forte, e qualche nuvola aiuta. visitiamo
anche una madraza , di recente costruzione. E' a piu' piani attorno ad un patio
quadrato. Il cantro e' una strada con negozi. Ci sono tanti venditori di albicocche
secche. Io ne sono ghiotto e scelgo il mio venditore. Ci sono vari manifesti
inneggianti ed esercizi commerciali che portano il nome di komeini. Prima del
buio faccio una passeggiata oltre il fiume vorticoso. Passato il ponte di ferro
la strada e' leggermenta in salita, ci sono sia case che negozi. Alcune case
sono di pietra.La sera i ragazzi contrattano un trekking da padul, capitale di
zanskar, 6 giorni. Sicuramente uno spettacolo. Grand himalaya e' piu' alto come
cime, ma ho sentito parlare benizzimo di zanskar. 6 giorni pero' sono troppi,
io non sono in gran forma e 6 consecutivi non li gusterei a dovere. Io vorrei
contattare claudio lo informo che c'e' questa opportunita' per me. Lui e' in
viaggio per manali e il 4 dovrebbe essere a leh. Domattina vediamo se c'e' un
passaggio per raggiungere padum. Dubito ci sia, ma tentare non nuoce. Dormiamo
in 5 in una
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